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Liceo Montale, assolta la preside Sabrina Quaresima. I media invece…

In questi giorni abbiamo letto del caso della preside del liceo romano che, a quanto hanno riportato i giornali, avrebbe avuto una relazione con un suo studente, per altro maggiorenne. Il condizionale è d’obbligo perché la dirigente scolastica ha sempre negato che il fatto sia mai accaduto. Gli accertamenti da parte degli organi competenti si sono chiusi a favore della dirigente scolastica: nessun illecito è stato ravvisato dall’ispezione sul comportamento di Sabrina Quaresima. La quale ne esce, però, distrutta. Soprattutto per come i media hanno raccontato la vicenda. Cerchiamo di capire insieme quali sono le criticità di questa storia. Anzi, di come la si è narrata.

Chi ha i titoli per sindacare sulle scelte sessuali altrui?

Una premessa è doverosa e chi scrive ritiene che sia fondamentale far chiarezza su un punto imprescindibile. L’unica cosa che può portare terzi a sindacare sulle scelte sessuali di una persona dovrebbe essere il consenso. Se c’è consenso tra maggiorenni – nell’eventualità che questo fatto sia avvenuto davvero e quindi se si è al di fuori da ogni ipotesi di reato – dovremmo tacere su quanto accade nelle camere da letto altrui. Vale anche per la dirigente in questione. Poi, si può discutere su sul fatto che non sia oculato, deontologicamente parlando, avere una relazione intima con uno studente se frequenta ancora la tua scuola. Ma questo è un altro discorso. E non è il focus di questo articolo.

La pruriginosità dei media

Uno dei titoli sul caso

Tornando un attimo ancora alla vicenda in sé, la prima cosa che dovrebbe interessare agli organi di vigilanza, in casi siffatti, è se relazioni di questo tipo – ribadiamolo per l’ennesima volta: Sabrina Quaresima ha sempre negato che ci sia stato qualsiasi tipo di rapporto tra lei e il suo studente che non fosse di natura professionale e a questo dovremmo attenerci – si siano basate su un’asimmetria di ruoli con conseguente abuso di potere. Non abbiamo però nessun elemento che vada in questa direzione. Eppure abbiamo visto un interesse, da parte dei media, che ha sconfinato in una vera e propria pruriginosità.

La sovraesposizione a danno di Sabrina Quaresima

Sarebbe opportuna, dunque, un’analisi profonda sul modo in cui la stampa nazionale ha trattato il caso. Suscita non poche perplessità, infatti, la potenza di fuoco che i media hanno riversato su un fatto sostanzialmente privato (che non costituirebbe reato), con un eccesso di sovraesposizione della dirigente. La quale, intervistata da Open, ha parlato di gogna mediatica. E non si può non notare un altro fatto: della donna abbiamo identità, foto sbattute in home page, valutazioni di studenti che hanno addirittura sindacato sul suo look. Del ragazzo, invece, si sa poco o nulla. 

Titoli di giornale a sfondo erotico

Di fronte a situazioni siffatte, sarebbe opportuno mantenere un riserbo che mira a proteggere non solo le persone direttamente coinvolte – la donna “accusata” di avere tale relazione e il ragazzo – ma anche la scuola stessa. Così purtroppo non è stato. Anzi, alcuni titoli ricordano b-movie a sfondo erotico: “Scandalo al liceo”, “Roma, sesso al liceo…”, “Love story tra preside e studente”, “…sesso con lo studente? Nella chat su WhatsApp… ecco cosa ha visto tutta la scuola”. L’elenco potrebbe continuare. 

L’intervento del garante della privacy

La narrazione scandalistica, anche dopo l’assoluzione

Il fuoco mediatico è stato tale che è dovuto intervenire il Garante della privacy. Che in una nota precisa: «I quotidiani hanno pubblicato alcuni articoli sulla relazione intima tra la preside […] riportando dettagli relativi ai rapporti personali anche attinenti alla sfera sessuale». Il Garante ricorda ancora che «nella diffusione di dati personali per finalità giornalistiche, il diritto di cronaca deve tutelare dignità, diritti e libertà fondamentali della persona. Un principio, richiamato anche nelle regole deontologiche, da interpretare con particolare rigore in riferimento a informazioni relative alla sfera sessuale».

La narrazione degli abusi maschili

Una pagina non certo edificante, insomma, per la qualità della nostra informazione. Che non trova però riscontro in casi in cui si sono registrati abusi sessuali da parte di insegnanti – di solito di sesso maschile – nei confronti di studentesse che hanno denunciato quelle violenze. Sul sito dell’AGI, il 22 febbraio 2022, si può leggere il seguente titolo: Il caso delle presunte molestie in una scuola della provincia di Cosenza. Nell’articolo si riporta solo il nome della località in cui il fatto sarebbe accaduto. Il nome del docente accusato è stato tenuto nascosto

Abusi sessuali sui ragazzi di una scuola media”: arrestato bidello 56enne nel Bresciano, riporta Il Fatto Quotidiano del 26 luglio 2021. Leggendo il pezzo, non si trova traccia dell’identità del sospettato. E anche la località è identificata in modo piuttosto generico. E ancora: Potenza, professore abusò di un alunno: arrestato. In cinque anni estorti al ragazzo 3.600 euro titola il Mattino del 15 febbraio 2022. E sul Secolo XIX del 9 marzo 2022 leggiamo: Abusi sulle studentesse, il professore arrestato a Genova segnalato 4 anni fa ai vertici della scuola.

Perché la differenza di trattamento con Sabrina Quaresima?

La polemica sull’abbigliamento della preside

Sia ben chiaro: non sostengo l’idea che bisognava comportarsi, nei casi riportati, così come si è fatto con la dirigente romana. Sostengo, invece, l’esatto opposto. Bisognava che Sabrina Quaresima fosse trattata così come è stato fatto in altre situazioni. Dove, a quanto si apprende, i sospetti e le accuse erano molto più gravi di una relazione apparentemente consensuale tra maggiorenni. 

La domanda da porsi è dunque: perché tale differenza di trattamento? Una possibile risposta potrebbe essere che, nei casi in cui si è garantito l’anonimato, i sospettati e i condannati fossero tutti maschi? E che quindi, nel caso della dirigente romana, non si siano perdonati presunti stili di vita e outfit ritenuti non ideonei – le hanno contestato pure il modo di vestirsi… – non tanto a un capo di istituto, quanto a una donna? Non si hanno elementi per suffragare tale sospetto. Che resta tuttavia, per quel che mi riguarda, fortissimo.

E un’ultima questione rimane lì, al cospetto delle nostre coscienze: chi risarcirà la dirigente romana, dopo settimane di allusioni e dopo un’attenzione mediatica che doveva essere filtrata dalla discrezione e dalla presunzione di innocenza?

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