Licenziò insegnante (forse) lesbica: scuola cattolica dovrà risarcirla

La vicenda risale al 2014, ma la sentenza del Tribunale del lavoro di Rovereto è arrivata oggi. L’Istituto delle figlie del Sacro Cuore di Gesù, una scuola paritaria cattolica di Trento, dovrà risarcire con 25 mila euro per danni patrimoniali e non un’insegnante, assistita durante il processo dall’avvocato Alexander Schuster, che era stata licenziata perché ritenuta lesbica.

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L’avvocato Schuster

Inoltre, la scuola dovrà versare anche 1.500 euro ciascuno alla CGIL e all’Associazione radicale Certi Diritti a titolo di risarcimento perché il giudice ha rilevato una discriminazione collettiva. Secondo il magistrato, infatti, il comportamento della scuola “ha colpito non solo la ricorrente, ma ogni lavoratore potenzialmente interessato all’assunzione presso l’Istituto”, come riporta il Corriere della Sera.

A raccontare la vicenda, in un comunicato stampa, è Certi Diritti. “In un colloquio chiesero a una docente se davvero avesse una relazione sentimentale con un’altra donna e di ‘risolvere il problema’” spiega l’associazione ricordando che l’insegnante fu convocata a contratto scaduto. Nel colloquio la madre superiora dell’istituo le chiese se fossero vere le voci secondo cui la donna aveva una compagna con la quale conviveva. La docente si rifiutò di smentire o confermare e questa venne ritenuta una implicita ammissione. “Non si piegò all’ingerenza nella sua vita privata – scrive ancora Certi Diritti – e per questo non venne riassunta”.

Secondo il magistrato al caso non era applicabile neanche la cosiddetta “clausola di salvaguardia” secondo cui non si possono ritenere discrimianti comportamenti diversi applicati in base alla religione o a convinzioni personali che, in un determinato contesto lavorativo siano considerate requisito essenziale per svolgere le proprie mansioni. scuola_cattolica_trento1Nel caso in questione, però, la discriminazione è avvenuta per l’orientamento sessuale della docente (o meglio, del presunto orientamento sessuale, dato che non c’è alcuna conferma che la donna sia lesbica) e non per motivi religiosi. Il magistrato sottolinea che “l’orientamento sessuale di un’insegnante è certamente estraneo alla tendenza ideologica dell’Istituto”.

“È un risultato importante non solo per le parti coinvolte nel caso in questione – spiega ancora l’associazione -, ma per tutta la battaglia contro le discriminazioni sul posto di lavoro: è la prima condanna mai pronunciata per discriminazione individuale per orientamento sessuale e probabilmente anche la prima che condanna per discriminazione una organizzazione di tendenza con le nuove norme. È stata altresì accertata la dimensone collettiva, per aver discriminato tutta una categoria di persone”. Certi Diritti fa anche sapere che, se la sentenza venisse confermata in sede definitiva, il risarcimento di 1.500 euro “sarà interamente reinvestito in iniziative volte ad affermare i diritti delle persone LGBTI“.

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