Una direzione che lo stesso Renzi ha definito “devastante”. Rimandata più volte nell’arco della giornata, si è chiusa alle 4 del mattino con l’ennesima spaccatura e l’uscita degli orlandiani al momento del voto sulle liste. Sergio Lo Giudice è rimasto fuori, nonostante le proteste del movimento lgbt, mentre Monica Cirinnà sarà candidata al Senato. Non a Roma, come tutti si aspettavano, ma capolista al proporzionale nel collegio Lazio 3. Fuori anche un altro simbolo delle battaglie per i diritti civili: l’ex sindaca si Lampedusa Giusi Nicolini. Salda, invece, la candidatura di Casini a Bologna, insieme a quella di Beatrice Lorenzin all’uninominale della Camera a Modena. Tra i Radicali, Emma Bonino correrà per il collegio uninominale del Senato a Roma e Benedetto della Vedova al collegio di Prato alla Camera.
“La mancata candidatura di Sergio è una ferita – ha commentato Monica Cirinnà a Gaypost.it -. Per me un altro buco nel cuore, un dolore che non può essere curato neanche dalla mia buona posizione al proporzionale nel Lazio. Ma continueremo la battaglia per i diritti civili senza tentennamenti”. “Ho già sperimentato che il contributo proveniente dalle associazioni e dalla società civile sono il vero motore delle grandi battaglia per l’eguaglianza e i diritti – ha continuato -. Sono certa che con Sergio continuerò ad avere una vera e seria collaborazione oltre che una profonda stima e amicizia personale”.
Sempre nel Lazio sono candidate anche Rosa Maria Di Giorgi (presente anche nelle liste della Toscana) ed Emma Fattorini, mentre Stefano Lepri corre per l’uninominale del Senato nel collegio Torino 4. Tutti e tre senatori uscenti e arieti di sfondamento contro le stepchild adoption durante il dibattito sulle unioni civili.
Secondo alcuni, la mossa di Renzi è chiara: assicurarsi una truppa di fedelissimi, in vista di risultati deludenti, per avere le mani libere su alleanze post voto.
Tra i parlamentari lgbt uscenti, confermata la candidatura di Ivan Scalfarotto (che esce da sottosegretario) e di Alessandro Zan (ex presidente di Arcigay Padova, passato da Sel al Pd durante l’ultima legislatura).
Il nome che è stato al centro delle cronache in queste ore è quello di Tommaso Cerno che lascia la condirezione di Repubblica per candidarsi con il partito di Renzi a Milano. Dichiaratamente gay, Cerno ha alle spalle una carriera giornalistica che ha bruciato le tappe in pochi anni. Annunciando la candidatura, ieri ha scritto su Twitter: “Mi chiedono: ma ti candidi? Come fossi il primo italiano che sceglie di portare le sue battaglie culturali, dai diritti civili alla libertà di pensiero, dove possono diventare realtà. È una scelta di vita, personale, combattuta. Ringrazio @repubblica per tutto ciò che mi ha dato”.
Alla fine degli anni ’90, Cerno è stato presidente del circolo Arcigay di Udine e dirigente nazionale dell’associazione.
Di seguito, il coordinatore della segreteria del Pd, Lorenzo Guerini mentre legge le liste dei candidati per il Lazio.
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