Quanti di noi lavorano in un ufficio sanno che d’estate vestirsi in modo da non soffrire troppo il caldo senza violare il regolamento interno può risultare complicato. Specialmente per gli uomini ai quali viene spesso imposto di indossare i pantaloni lunghi quando non anche la giacca e la cravatta.
È quello che è successo a Joey Barge, un ventenne del Backinghamshire che lavora in un call center.
Negli scorsi giorni la temperatura ha raggiunto i trenta gradi e Joey, pur sapendo di violare le regole della sua azienda, è andato a lavoro in pantaloncini. Risultato: è stato rimandato a casa.
Su suggerimento di un amico, il giorno dopo, Joey è tornato a lavoro indossando un vestito tipicamente femminile, rosa e nero.
Del resto, se le donne possono indossare la gonna e se le leggi inglesi, molto severe, vietano qualsiasi forma di discriminazione sul posto di lavoro, perché non vestire proprio come le sue colleghe?
Detto fatto: Joey è andato a lavorare con l’abito rosa e nero e nessuno ha potuto cacciarlo.
Il gesto del ragazzo, però, ha costretto l’azienda a cambiare il regolamento per evitare che altri colleghi seguissero il suo esempio.
Da ora, nel call center in cui lavora Joey, nelle giornate particolarmente calde gli uomini possono indossare pantaloni “a 3/4”, basta che siano neri, blu o beige.
“Una parziale vittoria?” si chiede il ragazzo su Twitter, dove ha documentato tutta la vicenda pubblicando le sue foto. Forse sì, di certo un gesto coraggioso che ha messo in luce l’ipocrisia di certi formalismi.