Uno “sportello della famiglia” con tanto di call center e casella di posta elettronica dedicata. È l’oggetto di un nuovo bando della Regione Lombardia, voluta dall’assessora alla Cultura e all’Identità Cristina Cappellini (Lega Nord), da sempre in prima fila quando c’è da inseguire il fantasma dell'”ideologia gender” soprattutto nelle scuole, e quando si tratta di “difendere la famiglia tradizionale” da non meglio identificati attacchi.
Lo scopo dello sportello, che sarà gestito dall’organizzazione che si aggiudicherà la gara, è denunciare progetti, eventi, appuntamenti nelle scuole che, secondo chi chiamerà, si iscrivono nella categoria della propaganda della presunta “ideologia gender”.
“Non ci siamo inventati nulla, non siamo psicologi, ma sono i cittadini che ci hanno segnalato i loro dubbi su un malessere che è innegabile – ha spiegato Cappellini a Repubblica -. Basta andare su motori di ricerca come Google per vedere quanti corsi hanno fatto alzare le antenne ai genitori”. Le politiche di una Regione decisa in base alle indicizzazioni sui motori di ricerca.
La giunta Maroni e la componente leghista in particolare, ha ormai fatto una vera e propria missione della “difesa della famiglia tradizionale”. A gennaio dello scorso anno, solo per fare un esempio, fu proprio l’assessora Cappellini a promuovere un convegno con questo tema, pubblicizzato usando il logo di Expo, cosa che suscitò non poche polemiche e coinvolse i vertici di Expo e del Bureau francese che ogni anno assegna la sede dell’esposizione.
A niente valsero le richieste di togliere quel logo giunte perfino dal Ministro Martina: il convegno si svolse, con il logo di Expo e la parteciazione, tra gli altri, di organizzazioni che promuovono le terapie riparative.
Tra il pubblico c’era anche Don Inzoli, noto come Don Mercedes, tra i leader di Comunione e Liberazione, già coinvolto in indagini su alcuni casi di pedofilia e che recentemente ha risarcito con 25 mila euro cinque vittime di abusi che lo avevano denunciato.
Fece molto discutere anche la scelta di illuminare proprio il Pirellone con la scritta “Family Day” qualche giorno prima del raduno del Circo Massimo, lo scorso gennaio. È di qualche giorno fa, poi, la notizia che la Regione ha negato il patrocinio al Milano Pride perché “incoerente con gli obiettivi della regione”.
Secondo quest’ultima delibera, chi vincerà la gara per gestire lo sportello della famiglia dovrà anche fornire “informazioni sui diritti della famiglia con riferimento all’educazione culturale e scolastica dei figli, con particolare attenzione al diritti di accesso e condivisione dei piani scolastici”.