Continuano in tutta Italia le commemorazioni in memoria delle vittime della strage di Orlando. Ieri sera, dopo Roma (domenica 12), e in contemporanea a Torino, Milano e Napoli è toccato anche a Parma dove in piazza Garibaldi, ai piedi del palazzo del Comune, si sono ritrovati il Comitato promotore Arcigay Parma “Aldo Braibanti”, Agedo Parma e l’associazione di promozione sociale e culturale LGBTI “L’Ottavo Colore”. Al presidio ha partecipato anche il sindaco Federico Pizzarotti insieme ad altri rappresentanto dell’amministrazione comunale. Con alcune candele, gli attivisti hanno scritto a terra “Love Wins”, l’amore vince a significare che quanto successo al Pulse di Orlando non fermerà la battaglia di rivendicazione della gay community internazionale.
“Voglio unirmi al coro di coloro che diranno che la strage di Orlando ha lasciato il mondo senza parole – ha dichiarato Riccardo Rivela, segretario de “L’Ottavo Colore” -. Oggi vorremmo essere a casa, tra i nostri cari, pensando alla nostra quotidianità, e invece siamo qui, e commemoriamo chi a casa non ci tornerà più; siamo qui per onorare chi non è più tra le nostre fila, chi aveva dei piani per il weekend, chi una famiglia, dei cari, una quotidianità, chi degli obiettivi o una causa per la quale lottava, e, in una notte, ha perso tutto.
Oggi, nell’assordante silenzio delle nostre piazze, udiamo il nome di una bestia, Omar Mateen, il quale, credendosi forse dio, o forse semplicemente migliore di noi e di quelle altre 50 persone a Orlando, ha tolto loro la vita, e a noi ha tolto le parole”.
“Ma oggi io voglio ridare voce a coloro che la voce non ce l’hanno più – ha continuato Rivela -. Il dodici giugno è stata una giornata terribile, è vero, ma più terribile ancora sarà il silenzio che la seguirà, se permetteremo a questa disumanità di coprire il suono delle nostre voci. Più mostruosi ancora saranno gli attentati, se lasceremo che questo odio, queste bombe e questi fucili sfiorino le nostre orecchie per un paio di giorni, prima dei 60 secondi di silenzio istituzionale, per poi gettare tutto nel dimenticatoio, assieme a guerre, omicidi e oceani di sangue che, ancora, non ci hanno insegnato proprio niente.
Oggi commemoriamo, oggi onoriamo, oggi portiamo rispetto; domani, però, battiamo i pugni sul tavolo e vomitiamo fiumi di parole; lottiamo, litighiamo e facciamo l’amore, tutto rumorosamente, affinché il nostro boato sia più forte del loro odio, affinché le nostre voci siano più alte delle loro esplosioni, affinché il nostro coraggio sia più spaventoso del loro codardo tentativo di fermare la storia”.
“A nome di tutti, ho un messaggio per coloro che si sono messi un gradino più in alto e, senza dire una parola, hanno iniziato a sparare – ha concluso -: avete già perso. Noi continueremo a parlare; i vostri massacri non tarperanno le nostre ali, la vostra violenza non cucirà le nostre labbra. Fintanto che ci sarà anche solo una persona che risponderà al vostro inferno con gesti d’amore, stringendo la mano del suo compagno o compagna in mezzo alla strada, in discoteca o davanti ai vostri occhi, avrete perso“.