Le firme di Mila Spicola, Pietro Bartolo e Pietro Bevilacqua sono sparite dal decalogo redatto dalla Federazione delle associazioni familiari cattoliche europee. Spicola ha dichiarato di avere “letto male e di avere ritirato la firma” subito dopo il nostro articolo, mentre Bartolo e Bevilacqua hanno fatto sapere a Gaypost.it di non averlo mai firmato e che i loro nomi figuravano nell’elenco senza che ne sapessero nulla.
I fatti
Questa mattina abbiamo pubblicato un articolo in cui riportavamo quanto scritto sul sito voteforfamily.eu. Da quello che risultava fino a qualche ora fa, candidati alle prossime europee come Mila Spicola, Patrizia Toia e Pietro Bartolo (PD) e Pietro Bevilacqua (La Sinistra) avevano sottoscritto un decalogo preparato dalla Federazione delle associazioni familiari cattoliche europee in cui si chiedevano ai candidati impegni precisi sul tema della famiglia. Il decalogo parla di tutela della vita “dal concepimento alla morte naturale”, con chiara opposizione all’aborto e al fine vita, di “complementarietà tra uomo e donna”, di opposizione “a qualsivoglia interferenza dell’Unione Europea nella definizione legale del matrimonio”, con neanche tanto velato riferimento a possibili formulazioni diverse da quella uomo-donna. Insomma, un bignami di politiche contro l’educazione di genere, contro i diritti delle donne, contro ogni famiglia diversa da quella cosiddetta tradizionale e, perfino, contro il divorzio. Trovate l’analisi completa qui.
Le reazioni
Poco dopo la pubblicazione dell’articolo di Gaypost.it, una dopo l’altra sono arrivate le reazioni di Bartolo, Spicola e Bevilacqua. Le riportiamo interamente. “Ritiro firma da manifesto pro famiglia integralista, lo ritenevo pro famiglia – scrive Spicola –. Avevo superficialmente guardato il manifesto, in campagna elettorale capita, credevo fosse un sostegno generale alla famiglia (asili, assistenza, etc) ho appena detto a chi lo promuove che ritiro subito la firma e inviato anche a gaypost la comunicazione. GayPost metterà la rettifica”. “Le mie posizioni sono note e da sempre – conclude -: vicina alla comunità lgbt, sostenitrice da sempre della legge 194, promotrice dell’educazione di genere a scuola e profondamente femminista. Che ho confermato in toto, anche nella mia comunicazione elettorale”.
Bevilacqua e Bartolo, invece, negano addirittura di averlo firmato. “Non riconosco la mia firma – scrive Bevilacqua –. Quel manifesto contiene idee e proposte che sono lontanissime dal mio sentire e dalle mie posizioni ideali e politiche”.
“Ho appreso della mia firma dal vostro articolo – ci scrive Pietro Bartolo – e, non avendo io aderito a questo appello ovvero non avendo inviato la mia adesione, correttamente ho provveduto a contattare voteforfamily per far rimuovere la mia firma”.
Insomma, stando alle dichiarazioni dei candidati, qualcuno dalle parti della Federazione delle associazioni familiari cattoliche europee si è divertito a mettere nomi a casaccio per dare corpo al proprio decalogo. Come se non bastassero già le destre ad appoggiare certe politiche contro i diritti e la libertà.