A Milano, gli eventi organizzati per l’IDAHOBIT (International Day Against Homophobia, Biphobia, Transphobia) del 17 maggio sono stati numerosi. Uno in particolare si è distinto per eleganza e per aver sfruttato l’occasione per allargare la portata della riflessione all’intero spettro delle discriminazioni. Si tratta della cena di finanziamento di Vox Diritti, ospitata nella celebre Osteria del Treno. Alla presenza di nomi di rilievo della cultura milanese, da Achille Mauri a Gherardo Colombo e Inge Feltrinelli, a fare gli onori di casa è stata la nuova presidente onoraria dell’associazione, Bianca Beccalli, simbolo delle rivendicazioni per i diritti delle donne.
Le parole per raccontarsi
Una parte di un ampio tema sul quale è importante, commenta il direttivo dell’associazione, essere accorti. Ci troviamo infatti in un «momento difficile per il mondo sulla scena dei diritti, che ci spinge a confrontarci con culture diverse». Un’esigenza che «rende necessario formulare un messaggio comprensibile a tutti», che passa, afferma la giornalista Silvia Brena, attraverso la capacità di «trovare le parole giuste per raccontare e raccontarsi», costruendo una propria narrazione. L’importante data è stata l’occasione, per l’associazione fondata dalla docente Marilisa D’Amico, di presentare la terza edizione della Mappa dell’intolleranza. Uno studio iniziato a marzo, che si concluderà stilando a dicembre l’indice annuale. Obiettivo è stilare una mappatura delle parole che esprimono intolleranza, soprattutto attraverso i social, perché le parole sono «fondative di comportamenti».
Lombardia e Lazio, le regioni più intolleranti
Ne emerge una fotografia dello stato del Paese rispetto alla densità di tutti i discorsi di odio, dalla misoginia l’omofobia, che vede come regione più intollerante la Lombardia, seguita dal Lazio. Una discriminazione che riguarda ancora in massima parte le donne, sottolinea la Beccalli, e su cui le istituzioni sono chiamate a reagire. Un impegno raccolto dalla dottoressa Centemero che, in rappresentanza del Consiglio d’Europa ha rimarcato il ruolo di riferimento di Vox anche per il proprio lavoro, e l’impegno delle istituzioni continentali in difesa dei «diritti di tutti», perché dove si verifica una discriminazione ne sussistono spesso altre. Una prassi spiegata dal sociologo Enrico Pugliese che evidenzia, richiamandosi alla dimostrazione scientifica di Adorno, che «ogni pregiudizio si lega a un altro». Ma in primo luogo annota l’inutilità di attribuire «compiti virtuosi», che non eradicano un comportamento errato, perché soprattutto le élites sono abili a mentire, dichiarando solo ciò che pare opportuno.
La situazione all’estero
Se dove manca un diritto ne mancano altri, è pienamente coerente affrontarli insieme. Gli ospiti d’onore della serata svolgono proprio questa funzione. Yuri Guaiana, da poco rientrato dall’arresto in Russia, ricorda come la discriminazione verso la comunità Lgbt sia estesa. Sono ventidue i Paesi nel mondo nei quali è formalmente vietato l’utilizzo della parola “gay”, in cui «l’amore non può pronunciarsi». In altri venti è poi impedito alle associazioni di riunirsi: la Russia non è tra questi, ma gli attivisti russi sono costretti a tenere i propri incontri protetti da bunker.
Pregiudizi duri a morire
Queste discriminazioni si reggono spesso su appoggi legislativi. La Russia ha infatti di recente approvato una legge per la quale i diritti individuali «devono essere interpretate nel solco delle tradizioni nazionali, dimenticando il carattere universale del concetto di “diritto umano”». Così come sono universali i diritti delle donne, di cui si fa portavoce l’attore Filippo Timi, che offre ai presenti un reading tratto dal contributo al libro Il pregiudizio universale (edizioni Laterza) dello scrittore e artista Sebastiano Mauri. I pregiudizi anche più sciocchi e retrivi sono infatti ancora comuni. Si pensi all’immagine biblica per la quale la donna deriva dalla costola dell’uomo. Neppure il secolarismo ha ancora saputo scalzarlo, se è vero che i nomi delle professioni di rilievo, declinati al femminile, sono per molti talmente poco da suonare persino sgrammaticati. Il cammino da fare resta ancora lungo.