Marcello Foa è il nuovo presidente della Rai, la televisione di Stato italiana. «Sono orgoglioso ed emozionato per la nomina» scrive sulla sua pagina Facebook, «che è giunta inaspettata nell’arco di pochissime ore». Continuando: «Ringrazio di cuore il primo ministro Giuseppe Conte, i vice premier Matteo Salvini e Luigi di Maio, il sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’economia Giovanni Tria per la fiducia accordatami». Ma chi è colui che deciderà del futuro di mamma Rai e della sua utenza? Piccolo spoiler: ciò che stiamo per dirvi, non vi piacerà affatto.
L’uomo che sussurrava alle fake news
Foa si è distinto, nel corso degli ultimi anni, per una malcelata vicinanza con realtà sovraniste e di estrema destra, che non mancava mai di condividere e retwittare sui suoi profili social. A cominciare dai «post di Francesca Totolo» come riporta Repubblica, che ricostruisce la sua carriera e la sua ascesa. Per chi non lo sapesse ancora, questa gentile signora è «la cosiddetta “patriota” e sostenitrice di Matteo Salvini, autrice tra l’altro della fake news sulle unghie laccate di Josefa». La stessa che Saviano, in un suo tweet, definisce «al soldo di Casapound». E se pensate che sia già abbastanza, vi sbagliate di grosso.
Marcello Foa, alfiere anti-gender
Il 23 marzo 2015, nel suo blog sul Giornale, Foa scriveva: «Nel mondo occidentale si diffonde sempre di più la cosiddetta ideologia gender (in italiano identità di genere) che in nome di una causa apparentemente sacrosanta, quella della lotta alla discriminazione sessuale, impone norme di comportamento ed educative estreme». Ovviamente, tra queste, quella di travestire contro la loro volontà i maschi da femmine e obbligare queste ultime a fare «giochi di ruolo decisamente maschili». Il tutto, manco a dirlo, «in difesa dei diritti degli omosessuali». Ma non vi venga in mente che lui sia omofobo: ha tanti amici gay. Anche lui.
Contro la famiglia omogenitoriale
Foa avrà tanti amici gay, di cui se ne infischia evidentemente, se qualche mese dopo (22 giugno 2015) scrive un altro post in cui loda il Family day – quello messo in piedi contro le unioni civili – e ritorna a condannare l’ideologia gender «volta a inibire la propria naturale sessualità e la forma più ovvia, elementare, naturale di associazione tra umani: quella della famiglia con un padre e una madre. Una normalissima famiglia eterosessuale». Da che parte pesa la bilancia della normalità, per Foa, è dunque più che evidente.
No ai bagni per le persone transgender
Le persone trans, invece, non devono essergli molto simpatiche. «So di andare controcorrente» scrive il 23 febbraio dello scorso anno «ma a mio giudizio vero scandalo non è che Trump elimini i bagni transgender nelle scuole ma che l’Amministrazione Obama li avesse introdotti». Per non scongiurare di essere tacciato di pregiudizi, lui ribadisce la sua posizione: «Difendo i diritti dei gay» tuona ancora «ma mi oppongo alle strumentalizzazioni Lgbt il cui scopo non è di proteggere una minoranza perseguitata» ovviamente, ma di «promuovere un’operazione di ingegneria sociale». Siamo i soliti, non c’è che dire.
Quella confusione tra gay e trans…
E insomma, tra un tweet in cui rilancia una fake news, un altro in cui condivide chi offende donne e immigrati – come nel caso di quell’utente che dà a Lili Gruber del gommone – e un ammiccamento a chi non ha nulla contro le persone Lgbt, a condizione che non aspirino all’uguaglianza giuridica, dobbiamo attenderci non poche sorprese nei futuri palinsesti. In tutto questo, ringraziamo non solo Salvini, ormai tanto ci siamo abituati, ma anche Di Maio che – coerentemente con l’omofobia che contraddistingue il M5S – ha fatto in modo che un personaggio del genere finisse ai vertici della Rai. Uno che non ha ancora capito la differenza che c’è tra un gay e una persona trans. Ne vedremo delle belle, insomma.