«Non ho nulla contro il riconoscimento dei diritti civili, ma non è compito del sindaco fare queste cose per cui non celebrerò unioni gay se dovessi vincere le elezioni», è questa l’ultima dichiarazione di Alfio Marchini sui diritti delle coppie omosessuali. Affermazione abbastanza curiosa, visto che dal momento in cui verranno approvate le unioni civili, alla Camera dei Deputati – e dopo il dovuto iter previsto per l’approvazione dei decreti attuativi – sarà proprio obbligo dei sindaci e dei loro rappresentanti celebrare le unioni tra persone dello stesso sesso, almeno secondo quanto previsto dalla legge.
Si pone così un grosso problema per l’elettorato Lgbt che si riconosce nel programma del leader della lista il cui simbolo è un cuore, problema che per altro assume rilevanza collettiva: se dovesse vincere le elezioni, il candidato sostenuto da Berlusconi in persona si rifiuterà di riconoscere le famiglie omosessuali. Prospettiva che, qualora si verificasse, andrebbe in direzione contraria a quanto dichiarato sul “non aver nulla contro” i diritti della nostra comunità.
Tali esternazioni hanno per altro già suscitato vibranti critiche dentro il movimento Lgbt romano: «Chi non sostiene il processo di modernizzazione del Paese non può governarlo», sostiene Adriano Bartolucci Proietti, coordinatore nazionale di Gaycs. Che aggiunge: «Le dichiarazioni del candidato sindaco di Roma la dicono lunga su cosa significherebbe votare la sua lista nella Capitale. È quindi invotabile. Daremo indicazione ai nostri associati in questo senso».
A meno che Marchini non abbia informazioni differenti circa il modo in cui andranno ufficializzate le unioni civili – e in tal caso, se i sindaci dovessero essere esentati dalla loro celebrazione, sarebbe uno scoop – temiamo che, com’è di moda dire in ambienti governativi, dovrà farsene una ragione e, se toccherà a lui salire al Campidoglio, dar prova tangibile del suo “non esser contro” i diritti delle persone Lgbt. In caso contrario, si mostrerà di essere inadeguato alla carica per cui concorre. E la capitale di tutto ha bisogno, fuorché di sindaci non in grado di saper fare il loro mestiere.