29 giugno 2016, sono trascorsi tre anni da quando Margherita Hack ci ha lasciato. Astrofisica, atea, impegnata per la divulgazione scientifica quanto per i diritti civili. Margherita Hack era questo e molto altro.
Nata il 12 giugno 1922, Margherita Hack si laureò in fisica nel 1945 con una tesi di astrofisica sulle Cefeidi (stelle “pulsanti”, dalla luminosità variabile). Nel 1964 divenne la prima donna italiana a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste.
Dalla scienza alle battaglie politiche
Convinta animalista e vegetariana fin da bambina: “Non vedo differenze tra il dolore di un animale e quello di un essere umano” diceva. E, a proposito di dolore, sosteneva il diritto all’eutanasia, a smettere di soffrire. Con fredda coerenza, durante gli ultimi anni di vita, rifiutò diversi interventi al cuore: “inutile campare cinque anni in più, ma male” pensava l’astrofisica.
Nel 2008 inviò un messaggio per sostenere il Bologna Pride: “Spero serva a sensibilizzare la società su quello che è un diritto di tutti i cittadini -spiegò Hack-, che tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti, lo stesso rispetto, le stesse opportunità nelle vita indipendentemente dalla razza, dalla religione, dalle condizioni sociali, dalle loro inclinazioni sessuali”.
Per il suo sostegno alla gay community, nel 2010, a Torre del Lago, fu avvolta nella bandiera rainbow e incoronata Personaggio gay dell’anno: “Alla Margherita graniticamente e orgogliosamente atea – motivarono gli organizzatori-, che non crede in nessun orologiaio che ci ha messo sulla terra e lo dice con un orgoglio che solo i gay e le lesbiche sanno declinare così bene”.
Ha sempre dichiarato di non aver paura della morte. In una delle sue ultime interviste, con la sua consueta razionalità, affermò: “Quando sarò morta le mie particelle svolazzeranno nell’atmosfera terrestre”. Speriamo che qualcuno raccolga queste particelle e faccia sua l’eredità civile e critica di Margherita Hack.