Ricordate la bordata lanciata da Papa Francesco all’allora sindaco di Roma Ignazio Marino, da un aereo di ritorno dagli Usa? “Non l’ho invitato io, chiaro?” disse Bergoglio riferito al recente incontro a Philadelphia, in quella che sembrò una vera e propria mazzata lanciata a un Marino la cui posizione in Campidoglio appariva già precaria. Era settembre 2015 e Marino pagava il prezzo di una scelta che aveva fatto molto scalpore solo l’anno prima. A raccontare i fatti è lo stesso ex sindaco nel suo ultimo libro “Un marziano a Roma”, presentato proprio ieri. Come in molti avevano ipotizzato, la ragione della rottura tra l’inquilino del Campidoglio e Francesco sarebbe stata quella trascrizione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso che Marino aveva organizzato in pompa magna il 17 ottobre 2014. Diciotto coppie di omosessuali che si sono sposati all’estero videro, in quel giorno, il loro matrimonio trascritto nel registro di stato civile del comune di Roma.
Ma la cosa non andò giù al Vaticano che proprio in quei giorni si apprestava a chiudere i lavori del primo sinodo della famiglia.
Racconta Marino nel libro che in un incontro privato tenutosi a febbraio del 2015, Bergoglio gli avrebbe detto che quella trascrizione era stata “uno sbaglio”. “Le sue parole furono molto severe, mi disse che era stato uno sbaglio” scrive l’ex primo cittadino. Eppure Marino era convinto che il Papa avrebbe aperto alle coppie gay proprio durante quel sinodo. E ne era talmente convinto che aveva chiamato Bergoglio per comunicarglielo. Al telefono aveva risposto il segretario del Pontefice che assicurò che lo avrebbe avvisato. Il giorno dopo, sarebbe stato lo stesso Francesco, parlando con i padri siodali riuniti a commentare la telefonata sostenendo che “Questi se ne infischiano dei valori…”.
Marino racconta anche che lo scorso 1 febbraio ha nuovamente incontrato Bergoglio per chiarire la vicenda dell’invito a Philadelphia. “Santo Padre – ha detto Marino -, coloro che non mi volevano alla guida di Roma hanno voluto interpretare le sue parole come il segnale che potevano essere sciolti i cani contro di me”. Il racconto si conclude con il Papa che ribadisce il suo affetto nei confronti del chirurgo, ormai non più sindaco sfiduciato dal suo stesso partito.