La Svezia ha respinto la richiesta di asilo per Mehdi Shokr Khoda, 19enne gay e cristiano, che in Iran rischia la pena di morte. Martedì 9 luglio è stato obbligato a firmare un documento in cui si impegna a lasciare il paese entro tre settimane. Se non lo facesse, potrebbe essere deportato in qualsiasi momento.
Di lui avevamo già parlato lo scorso febbraio. Il giovane due anni fa è scappato dall’Iran con un biglietto di sola andata per la Svezia ma la sua richiesta di asilo politico è stata sempre respinta. È successo ancora, qualche giorno fa. Secondo il Tribunale dell’Immigrazione svedese, la richiesta di Mehdi è stata respinta in quanto non sarebbero emerse “nuove prove” dopo le precedenti richieste d’asilo.
Accendere i riflettori per proteggerlo
A seguito dei primi rifiuti da parte del tribunale, il giovane -aiutato dal compagno, l’italiano Carlo Rapisarda- aveva dato inizio ad una campagna di raccolta fondi per affrontare le onerose spese legali e, in quella occasione, numerosi siti di informazione internazionale si interessarono al suo caso. Gaypost.it fu tra questi: Mehdi e Carlo ci chiesero di accendere i riflettori e di condividere la loro storia, nonostante fossero ben consapevoli che la loro esposizione mediatica avrebbe ancor più compromesso la posizione di Mehdi nel sciagurato caso di un rientro forzato in patria. Se, a seguito del polverone mediatico scatenato, le autorità iraniane ne scoprissero l’omosessualità, il ragazzo andrebbe incontro alla pena capitale. Sollecitati su questo tema, i funzionari svedesi non si sono dimostrati preoccupati ritenendo improbabile che le notizie pubblicate su caso di Mehdi Shokr Khoda possano essere lette in Iran e respingendo per l’ennesima volta la richiesta d’asilo.
Le ultime cartucce da sparare
“L’ufficio immigrazione -racconta Carlo Rapisarda a Gaypost.it- ha ritenuto che gli articoli di giornale [sul caso Mehdi, ndr.] non costituiscono un impedimento all’espulsione. Possiamo fare appello anche a quest’ultima decisione ma, a questo punto, sarebbe solo per prendere tempo. Non rimane molto da fare se non aumentare la pressione tramite i social”.
Se i due si sposassero, Mehdi diventerebbe cittadino comunitario e questo annullerebbe il rischio di espulsione. Ma, anche in questo caso, la strada è tutta in salita.
“Per sposarci -spiega Rapisarda- ci servirebbero dei documenti che per Mehdi sarebbero quasi impossibili da ottenere, ma potrebbero esserci delle eccezioni. Stiamo comunque prendendo in considerazione anche questa strada”.