E alla fine Giorgia Meloni ha mantenuto quanto promesso, querelando Andrea Maccarrone per alcune frasi scritte a settembre 2015 – quando era presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli – riguardo i richiami dell’Unar e le accuse di razzismo. Ma ricostruiamo la vicenda. Era la fine della scorsa estate e si era in piena emergenza profughi. La stazione Tiburtina era divenuta un centro di accoglienza per migranti e la leader di Fratelli d’Italia, nonché attuale candidata a sindaco della Capitale, rilasciava un’intervista per il giornale online Stranieriinitalia.it, pronunciando dichiarazioni quali «Basta immigrazione e soprattutto basta immigrazione da paesi musulmani. La (piccola) quota di immigrati che reputiamo necessaria prendiamola da quei popoli che hanno dimostrato di non essere violenti». E rincarava: «Premiamo allora chi ha dimostrato di integrarsi con maggiore facilità. Per gli altri, porte chiuse finché non avranno risolto i problemi di integralismo e violenza interni alla loro cultura».
Si era allora mosso l’Unar, con una lettera di ammonimento che riportava le seguenti parole: «Esaminando con attenzione il contenuto delle affermazioni attribuite a lei, quest’ufficio ritiene che una comunicazione basata su generalizzazioni e stereotipi non favorisca un sollecito ed adeguato processo di integrazione e coesione sociale», invitando per altro la parlamentare a «voler considerare, per il futuro, l’opportunità di trasmettere alla collettività messaggi di diverso tenore». Parole che provocarono una durissima reazione da Meloni stessa, che gridò alla censura di stato e che, cosa ancor più incredibile, ricevette la solidarietà di Renzi. Il resto della storia è noto: l’Ufficio Antidiscriminazioni Razziali venne di fatto silenziato e De Giorgi, il suo direttore,non fu riconfermato.
Andrea Maccarrone, in qualità di presidente dell’associazione lgbt romana intitolata a Mario Mieli, rilasciò un comunicato di solidarietà all’ente in cui si dichiarava: «Anziché difendere le affermazioni razziste dei politici che come Meloni giocano poi a fare le vittime quando qualcuno li critica, esortiamo il Governo a dare piena applicazione alle direttive europee garantendo all’UNAR la piena autonomia di cui necessita per assolvere pienamente ai suoi delicatissimi compiti».
Fu in quell’occasione che Meloni dichiarò di voler querelare Maccarrone, il quale, a sua volta, rilanciò: «Se, annunciando querela nei miei confronti […] pensava di intimidirmi ha sbagliato di grosso il suo bersaglio. Il suo gioco a fare la vittima può funzionare col Governo non certo con le tante e i tanti che si battono quotidianamente per la difesa e la promozione dei diritti umani e civili in questo Paese».
La deputata è passata, infine, dalle minacce ai fatti. L’ex presidente del Mieli ha ricevuto notifica di querela e dovrà difendersi davanti ai giudici. «Pensavo fosse stata solo una sparata mediatica – scrive ancora Maccarrone su Facebook -. Sarà una rogna ma non vedo l’ora che il tribunale sancisca che avevo ragione!».