Il coming out rappresenta il momento della rivelazione, qualcosa che ha a che fare con l’espressione di una dimensione di autenticità ed è il momento in cui il familiare afferma o conferma la propria omosessualità o transessualità, esplicitando la verità su se stesso. Molti omosessuali non sono dichiarati in famiglia e le motivazioni per cui il coming out tarda ad arrivare o, in alcuni casi, non si verifica è perché vi sono delle difficoltà da entrambe le parti di affrontare la verità, una verità a volte scomoda, talvolta paurosa che, invece, dovrebbe porre le basi al confronto costruttivo e della comunicazione.
Ho scoperto che mio figlio è gay, che mia figlia è lesbica: e ora?
Una ricerca di Bertone e Franchi (2008), in collaborazione con alcune associazioni dei genitori di figli e figlie omosessuali, ha raccolto in modo sistematico le reazioni dei genitori al coming out dei figli cercando di definire quelle che possono essere le risposte e le emozioni più o meno “tipiche”.
Secondo tale ricerca la reazione alla scoperta è ricordata dai genitori come un momento di rottura, di crisi e che scatena forti emozioni. Tra le principali vi sono lo smarrimento, il restare senza parole, il pianto, la paura che, più intimamente, diventerebbe la sensazione di incapacità del genitore di non essere stato in grado di educare il figlio “al meglio”, di guidarlo e di non poter assolvere più al compito genitoriale di educatore. Talvolta, potrebbe instaurarsi anche la paura “insensata” del sentirsi “sbagliati” o “diversi” essi stessi, proprio per aver generato un figlio omosessuale.
Lo studio ha mostrato come alcune delle reazioni più frequenti siano dei tentativi dei genitori di mettere in discussione il figlio omosessuale con frasi del tipo “sei ancora giovane, non puoi essere sicuro della tua omosessualità”, fino quasi a cercare la colpa all’esterno attraverso frasi come “qualcuno ti ha traviato”, che si riscontra maggiormente verso ragazze omosessuali, come se vi fosse colpa alcuna da attribuire a terzi. Le posizioni di chiaro rifiuto sono dettate da sentimenti di rabbia e vergogna, soprattutto verso i figli maschi da parte dei padri; alcune volte, invece, si rimanda al figlio una visione dell’omosessualità come malattia da cui curarsi. Ma vi sono anche genitori che si sentono sollevati dal coming out. Tale sollievo viene definito come la conseguenza di capire il disagio provato dal figlio omosessuale e che il silenzio con i familiari non era dovuto ad altri fattori, come ad esempio ad eventuale uso di droghe.
L’omosessuale che potrebbe trovarsi a vivere la possibile situazione del coming out con i propri genitori dovrebbe essere consapevole che tutte queste reazioni tendono a manifestare l’esigenza dei genitori di sapere con certezza “chi è” il loro figlio o la loro figlia, del loro tentativo di avvalersi di un ruolo protettivo, genitoriale, esercitando anche il controllo, con l’effetto di doverlo, in qualche modo, etichettare attraverso un giudizio cui il figlio si è sottratto fino al momento della rivelazione.
Ancora, l’88% dei genitori dei figli gay riesce a maturare reazioni emotive di accoglienza ed integrazione “affinché sia felice”; tale dato rasserena e induce a porsi in modo adulto nella famiglia e a esprimere rispettosamente ciò che si è. Infatti, da quanto emerso dallo studio, il legame con il figlio non verrebbe messo in discussione, dove seppure le prime reazioni siano un insieme di emozioni od azioni differenti e talvolta contraddittorie, esse sembrano essere regolate da un principio “di base” che fa leva sui legami familiari, su un amore incondizionato e sulla solidarietà che non possono essere spezzati dalla scoperta dell’omosessualità. Farebbe infatti “eco” l’imperativo morale del “è sempre mio figlio” (McCarthy, Edwards e Gillies 2002). Tale principio implica anche che la solidarietà verso il proprio figlio assuma caratteristiche di paura e tentativi di protezione.
È importante sottolineare come da questo studio emerga anche una percentuale molto bassa di reazioni negative al coming out del proprio figlio, che suggerirebbero una posizione più di difesa da parte dei genitori piuttosto che di rifiuto. Lo slogan del video #amoredimmelo del 2015 di CondividiLove e Agedo a favore del coming out attraverso le reazioni dei genitori potrebbe essere significativo e riassuntivo di una fase importante tanto per i figli omosessuali che per i genitori, segnando un momento di incontro, confronto e crescita in una famiglia che si tinge, tutta, d’arcobaleno.
Quando mi figlio a 20 anni mi ha parlato della sua omosessualità, gli ho risposto “Giovanni vivi la tua sessualità come preferisci @e lui “mamma non fare la finta progressista, chissà come stai male”.in realtà non ho dormito per tre notti pensando a quanto avrebbe potuto soffrire per offese e emarginazione. In realtà non è successo. Anche perché vive in un mondo privilegiato, quello della cultura e dell’arte. Ho amato e amo i suoi compagni i ex con cui sono in buoni rapporti , per me altro figli.