Avevamo dato già notizia di Mounir Baatour, l’attivista Lgbt che ha annunciato la propria candidatura per le presidenziali in Tunisia. Baatour è il primo gay dichiarato a concorrere per diventare presidente di un paese arabo – sebbene la commissione elettorale abbia negato il lascia stare per la corsa (l’esito del ricorso è atteso per il prossimo 31 agosto).
La cosa, com’era prevedibile, ha creato non solo scalpore, ma anche una profonda trasformazione all’interno della società tunisina. Cambiamento che è stato monitorato da un’agenzia di sondaggi, che ci fornisce un quadro molto composito della società del luogo. Ne abbiamo parlato con Marco Antei, attivista Lgbt, presidente onorario di Arcigay Imperia, di cui è stato primo presidente e cofondatore. Antei ha creato Minervatop una startup che si occupa di sondaggi d’opinione.
L’indagine statistica
«La candidatura di Mounir Baatour ha attirato l’attenzione di molti attivisti in giro per il mondo. Viste le difficoltà che la sua campagna sta affrontando, gli ho scritto per chiedergli se fosse interessato a conoscere la sua popolarità in suolo patrio, ossia la sua bella e complessa Tunisia» dichiara a Gaypost.it Antei.
Il candidato ha quindi accettato e si è condotta, dunque, l’indagine. «A scanso di equivoci» precisa il sondaggista, la ricerca è stata condotta «autofinanziandoci, senza chiedere nulla agli amici tunisini». Il campione è composto da 600 persone, con un margine di errore del 5%. «Il campione» continua Antei «è stato equamente suddiviso in base al genere, la provenienza geografica e l’età, basandoci su dati forniti dall’ONU. La parte difficile del sondaggio è stata gestire domande e risposte in arabo, per questo abbiamo richiesto la collaborazione di una traduttrice tunisina». I risultati ottenuti sono sorprendenti.
Mounir Baatour e il voto dei giovani
Antei fa notare che «il 26,7% dei giovani tra i 18 ed i 34 anni residenti in Tunisia sarebbe disposto a votare Mounir con punte vicine al 30% per i giovani della capitale». Con un’avvertenza fondamentale: «Non significa che lo voteranno, significa che mettono Mounir nella lista delle persone che potrebbero votare». Si tratta, perciò, di voti potenziali e non effettivi. «La percentuale crolla, invece, al 13,2% se si considera tutta la popolazione tunisina».
Questo significa, in termini più generali, «che la quasi totalità del suo potere elettorale verrebbe dai giovani o dai giovanissimi. Ciò è comunque una splendida notizia, che ci parla di come anche la Tunisia stia cambiando rapidamente». Il sondaggista fa, infine, notare «che i dati di cui sopra si riferiscono alle persone che hanno dichiarato che voteranno o che non hanno ancora deciso se votare, quota che corrisponde a circa l’86,5% dell’elettorato».