Comincia oggi a Santa Maria di Leuca, nel Salento, la seconda edizione del Narin Camp, il campeggio organizzato dai ragazzi e le ragazze del Treno della memoria e ideato dall’associazione Terra del fuoco, che raduna per una settimana giovani provenienti da tutta Italia che «si confronteranno su temi di attualità per acquisire maggiore consapevolezza ed allenare uno sguardo critico, che sempre dovrebbe accompagnarci nella lettura del presente». Anche per quest’anno (potete consultare qui il calendario degli eventi) è prevista una giornata dedicata alla questione Lgbt, il 9 agosto, il cui tema sarà quello dell’omogenitorialità.
«L’associazione è da sempre attenta alle tematiche dei diritti civili», dichiara a Gaypost.it Ademaura Suriano, una delle responsabili dell’evento (anche se lei ci tiene a dire che è lo staff intero a parlare). «Lo scorso anno abbiamo avviato il percorso del Narin Camp trattando anche il tema dell’omofobia. Quest’anno abbiamo voluto continuare il percorso già avviato, approfondendo la tematica dell’omogenitorialità». Suriano ricorda ancora come «il tutto, ovviamente, rientra nel percorso educativo che annualmente avviamo con il progetto Treno della memoria, alla cui realizzazione Terra del fuoco contribuisce».
Un percorso, quello del Narin Camp, che segna una crescita e un profondo interesse dentro il mondo giovanile: «Dai venticinque della prima edizione, siamo passati a più di cento partecipanti a quella di quest’anno. Il tema dei diritti civili ci è sempre stato a cuore, come d’altronde tutti i diritti sull’autodeterminazione dell’essere umano», dice ancora Suriano. E in effetti già nella scorsa edizione del Treno della memoria, una carovana è stata dedicata alle tematiche Lgbt, (che mandò su tutte le furie il solito Giovanardi) con un flash mob organizzato dai ragazzi e dalle ragazze che hanno partecipato all’iniziativa, «anche grazie al grande contributo di LeA (l’associazione Lgbt operante a Lecce e nel Salento, ndr) che ritroviamo al nostro fianco anche in questa iniziativa».
Ad aver creato tutto questo «è un gruppo di ragazzi di venticinque anni con pochissimi mezzi» eppure, nonostante le risorse limitate, «si è riusciti ad avere un riscontro a livello nazionale» affermano con orgoglio dallo staff. Il nome “Narin”, come si legge sul sito del campeggio, è un omaggio a «una ragazza di diciannove anni che ha messo da parte la propria adolescenza per andare a combattere contro l’esercito del Califfato». Un esempio di libertà ed autodeterminazione contro la tirannide dell’oscurantismo. «Insieme a lei, altre donne e altri uomini si sono uniti nella difesa di Rojave» in Siria, «che di fatto si autogoverna secondo un Contratto Sociale i cui principi fondamentali sono la democrazia, la parità di genere, la tutela dell’ambiente». Un omaggio alla libertà e al coraggio, insomma. Che trova una sponda felice nell’azione di giovani uomini e donne che vogliono portare avanti la battaglia per l’uguaglianza e i diritti.
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