In un report diffuso oggi e intitolato “Nessuna scelta, se non negare chi sono”, Human Rights Watch lancia l’allarme della situazione delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender in Ghana. Le discriminazioni non si limitano alla sfera pubblica, ma riguardano anche le famiglie. Nel paese vige ancora una legge di epoca coloniale che condanna gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso. Il Ghana è stato colonia del Regno Unito per circa un secolo.
L’eredità coloniale
Nelle 72 pagine di report, HRW mostra come il mantenimento dell’articolo 104 del Criminal Offence Act del 1960 proibisce e punisce la “conoscenza carnale innaturale” intesa come qualsiasi atto sessuale che non prevede il coinvolgimento del pene e della vagina (quindi anche il sesso anale tra eterosessuali). Di recente, Funzionari di polizia e la Commissione dei Diritti Umani e della Giustizia Amministrativa hanno compiuto qualche passo per tutelare le persone LGBT. Passi che risultano insufficienti perché sono ancora frequenti i casi di aggressioni fisiche e abusi psicologiche, estorsioni e discriminazioni in molti aspetti della vita quotidiana.
La legge alimenta la discriminazione
“La presenza di una legge che criminalizza il sesso tra adulti dello stesso sesso consenzienti contribuisce a creare un clima in cui le persone LGBT sono frequentemente vittime di violenza e discriminazioni – ha dichiarato Wendy Isaac, ricercatrice di diritti LGBT a HRW -. Dichiarazioni omofobie da parte dei governanti locali e nazionali e dai leder religiosi, fomentano la discriminazione e, in alcuni casi, incitano alla violenza”.
Le interviste
L’organizzazione ha intervistato 114 persone LGBT tra Accra, Tamale, Kumasi e Cape Coast tra dicembre 2016 e febbraio 2017. Inoltre ha ascoltato anche tre rappresentanti di associazioni ghanesi che si occupano di diritti umani, tre diplomatici e altre autorità locali. La maggior parte di loro concordano nel dire che la legge alimenta il clima di intolleranza.
“Siamo esseri umani, non reietti”
“Il governo deve riconoscere che siamo esseri umani, con dignità, e non trattarci come reietti della nostra società – dice nella sua intervista una lesbica di 40 anni di Cape Coast -. Vogliamo essere liberi per potere camminare a testa alta nella società e non dover affrontare ostacoli e aggressioni ogni giorno: questo ci permetterebbe di avere un’istruzione, di imparare un mestiere, di trovare lavoro e di essere ghanesi utili e produttivi”.
Le violenze in famiglia
Decine di persone LGBT hanno subito attacchi e violenze da parte di membri della loro famiglia. Nell’agosto del 2015, a Nima (nella regione di Accra), componenti dell’organizzazione sicurezza privata Safety Empire hanno aggredito un giovane che sospettavano fossi gay. Nel maggio del 2016, in un villaggio fuori Kumasi, la madre di una ragazza ha organizzato una spedizione per picchiare la figlia e un’altra donna perché sospettava che fossero lesbiche e avessero una relazione. Le due ragazze hanno dovuto abbandonare il villaggio.
Picchiate, cacciate di casa e minacciate
Le lesbiche, le donne bisex e gli uomini trans sono spesso vittime di violenza familiare. Le prime raccontano di essere state minacciate, picchiate e cacciate di casa dopo che la famiglia ha scoperto il loro orientamento sessuale. Una donna ha raccontato di che quando la sua famiglia ha saputo che faceva parte di un’associazione LGBT, l’ha inseguita fino a fuori di casa con un machete. La donna non è potuta tornare a casa per vedere la figlia di due anni.
Una legge incostituzionale
La legge coloniale in questione sarebbe incostituzionale. La Costituzione del paese, infatti, garantisce uguaglianza davanti alla legge, rispetto per la dignità umana e il diritto alla privacy. Viola, inoltre, diversi trattati internazionali sui diritti umani che il Ghana ha sottoscritto.
Le cose però non cambiano, nonostante nell’aprile del 2014 la Commissione africana sui diritti umani e delle persone ha adottato la risoluzione 275 che chiede ai governi del continente di prevenire e punire tutte le forme di violenza contro le persone sulla base del loro reale o presunto orientamento sessuale e/o identità di genere.