Una ragazza lesbica di origini nigeriane è stata aggredita alla stazione di Novara, in pieno pomeriggio, da un connazionale. L’aggressione è avvenuta dopo che la ragazza aveva rifiutato le avance dell’uomo: nessuno dei passanti è intervenuto.
Jen, la protagonista, è una volontaria di Arcigay Rainbow Vercelli Valsesia. D’accordo con l’associazione, ha deciso di denunciare e rendere pubblico l’episodio di lesbofobia che l’ha colpita.
LESBOFOBIA VIOLENTA
La ragazza, il cui soprannome è Jen, conosceva il suo aggressore, un connazionale di nome Solomon. Secondo quanto racconta Arcigay, già in precedenza Jen aveva respinto le avance dell’uomo spiegandogli di essere lesbica.
Tre giorni fa, però, Solomon è andato oltre. Nonostante Jen avesse cercato di evitarlo all’uscita della stazione lui l’ha seguita chiedendole insistentemente di uscire.
Jen ha nuovamente rifiutato e a quel punto Solomon ha iniziato a urlarle contro rabbiosamente: «Nel nostro Paese queste cose non sono ammesse». Jen ha risposto che «ora sono in Italia, sono libera di fare ciò che mi fa stare bene». Ma non è servito a far desistere l’uomo che anzi ha rincarato la dose: «Sei una vergogna!». L’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia sono una delle ragioni per cui le persone scappano dalla Nigeria.
A quel punto dalle parole è passato alle percosse e mentre la colpiva al volto le ha urlato: « Non finisce qui, nel nostro Paese uccidono le lesbiche e ti ucciderò».
L’INDIFFERENZA DEI PASSANTI
Mentre Jen veniva picchiata da quello che lei ha identificato come Solomon si è formato un capannello di persone, italiane. Nessuno di loro, pur assistendo alla scena di un uomo intento a picchiare e insultare una donna, è intervenuto. Nemmeno per chiamare i soccorsi.
Jen è stata soccorsa grazie a Junior, un amico, collega e iscritto anche lui al circolo Arcigay Rainbow, che ha chiamato il 118.
In ospedale la prognosi è stata di tre giorni.
UNA DENUNCIA CORAGGIOSA
Venerdì Jen è andata in questura, a Vercelli, per denunciare l’aggressione e le minacce. Tramite i social di Arcigay Rainbow ha fatto sapere che la sua speranza è che la giustizia faccia il suo corso e che qui in Italia funzioni meglio che in Nigeria.
Jen comunque non si sente sicura.
Arcigay Rainbow racconta: «Ha passato così tanti anni a nascondersi e a vergognarsi di essere lesbica che non vuole ripiombare la propria vita nell’invisibilità e nella paura. Ci ha chiesto di parlarne pubblicamente, perché è una donna, nera e lesbica e sa quanto può essere difficile reagire per tante donne come lei: vuole diffondere la sua storia per dare coraggio a chi non riesce a denunciare un’aggressione. Chiediamo a gran voce una legge contro l’omotransfobia perché questi atti succedono ogni giorno e dobbiamo smettere di credere che sia normale».