La Corte Europea dei Diritti Umani si è espressa: non è ammissibile l’obiezione di coscienza sulla possibilità di sposare le coppie omosessuali. La richiesta era stata avanzata da centoquarantasei tra sindaci e collaboratori di vari municipi francesi, che si rifiutavano di celebrare il marriage pour tous – il matrimonio egualitario introdotto dall’allora presidente François Hollande – per questioni legate, appunto, alla libertà di coscienza. Chiamata ha dirimere la questione, la Cedu ha sentenziato: un sindaco non può rifiutarsi di celebrare le nozze delle coppie dello stesso sesso.
Il pretesto dell’abuso di potere
La sentenza è arrivata ieri, 17 ottobre. Secondo la sentenza della Corte «i ricorrenti esercitavano le loro funzioni a nome dello Stato francese e quindi non agivano individualmente». I centoquarantasei, ancora, avevano cercato di far annullare una circolare – emanata il 13 giugno 2013 – relativa alle «conseguenze del rifiuto illecito di eseguire un matrimonio da un pubblico ufficiale», adducendo come motivazione l’abuso di potere da parte dello Stato nei confronti della libertà individuale. Il documento prevede pene fino a cinque anni di reclusione e 75.000 euro di multa. Ma la Cedu è stata chiarissima: impedire ad altri/e di sposarsi, non rientra tra le libertà individuali.