Persecuzioni naziste e transessualità: è questo il tema principe del cortometraggio Butterflies in Berlin – Diario di un’anima divisa in due, per la regia di Monica Manganelli. L’opera – finanziata dall’Emilia Romagna Film Commission e dal Ministero tedesco della Cultura e Cinema – si ispira a personaggi esistiti davvero e a fatti realmente accaduti a Berlino, durante gli anni delle persecuzioni naziste. Le vicende a tematica omosessuale durante l’ascesa di Hitler sono state spesso trascurate dalla cinematografia contemporanea. Con questo filmato, invece, si pone per la prima volta l’accento sull’omocausto, legato alle questioni relative all’identità di genere.
Un corto costruito su storie vere
Reale è il personaggio principale, Alex-Alexandra, che si ispira ad un paziente del dottor Hirschfeld, il primo ad essere operato. Così come veri sono, poi, anche gli altri fatti successivi sono fatti ispirati a vicende vere. Come ad esempio il caso dell’ospedale ebraico che collaborava con la Gestapo, per fare un altro esempio. «Ho scelto l’animazione» racconta a Gaypost.it la regista «per raccontare la storia perchè innanzitutto mi permette di trattare un tema drammatico in maniera visionaria ed onirica».
L’attenzione per le fasce più giovani
Ma non solo: «Grazie all’animazione si può avvicinare anche un pubblico più giovane al tema e mostrarglielo». Arrivare alle fasce più giovani è prioritario nelle intenzioni dell’autrice, che si mostra sensibile rispetto ai profondi cambiamenti che attraversano la contemporaneità, a cominciare dell’avanzata delle destre xenofobe: «Finito il film» continua Manganelli «oltre alla distribuzione nei festival e tramite broadcast tv, vorrei proporre un progetto didattico con eventi e proiezioni dal tema “Raccontare la diversità attraverso l’animazione, cinema, arte”».
Verso la tragedia dell’omocausto
Alex, leggiamo ancora nella presentazione del cortometraggio, desidera «trovare il suo posto nel mondo, e mentre cerca di capire chi egli sia – e soprattutto chi voglia diventare – Berlino conferma la propria natura di città mutevole». Ma gli eventi irrompono, con il loro portato di tragedia: a al «libertinaggio della Repubblica di Weimar si sostituisce il periodo di repressione più noto della storia». Un racconto universale sull’autenticità e sull’auto-accettazione, che ci fa capire come «l’identità di genere sia unica e complessa per ogni singolo individuo».