La Commissione sull’Eliminazione delle Discriminazioni contro le Donne dell’Onu ha diffuso l’ultimo report, il settimo, che contiene tutte le raccomandazioni per l’Italia. Al nostro Paese, la Commissione riserva alcuni apprezzamenti per provvedimenti recenti, come la legge che “riconosce il diritto alle donne lesbiche, bisessuali e transgender di costituire unioni civili e convivenze same-sex”. O, ancora, la legge 107/2015 (la cosiddetta “Buona scuola”) che si occupa “dell’inclusione dell’uguaglianza di genere nel sistema nazionale scolastico ed educativo”.
Le richieste all’Italia
Ma la strada da fare è ancora lunga, secondo la Commissione la quale propone, tra le altre cose, di modificare l’articolo 3 della nostra Costituzione e la legge 205/1993 (la cosiddetta Legge Mancino sulle discriminazioni) per includere la protezione delle donne lesbiche, bisessuali trans dalle discriminazioni e dai crimini di odio. Un tema, quello che riguarda le donne LBTI, che ritorna quando il rapporto sottolinea la “irregolare protezione dalle discriminazioni”.
Resta molto da fare per le donne
Più in generale, secondo la Commissione, resta molto da fare sul piano dell’uguaglianza di genere sul lavoro, sulle violenze domestiche e i femminicidi, sia in termini di prevenzione che di supporto alle vittime, sulla tutela delle donne profughe e migranti verso le quali, scrive la Commissione “la detenzione deve essere applicata come ultima risorsa, dopo che si è stabilito, caso per caso, che è strettamente necessario, proporzionato, legale e non arbitrario e che sia imposta per il minor tempo possibile”.
L’austerity colpisce le donne
Il rapporto, inoltre, sottolinea che la crisi economica e le misure di austerity adottate dai governi hanno particolarmente colpito le donne “in tutte le sfere della vita per via dei tagli ai servizi pubblici usati dalle donne per se stesse e per le persone di cui si prendono cura, come i bambini e gli anziani”.
Lo Giudice: “Lacune da colmare in questa legislatura”
Per Sergio Lo Giudice, senatore PD e membro della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, si tratta di “lacune che non possiamo fare a meno di affrontare prima della fine di questa legislatura”. “Dalla legge contro le discriminazioni su orientamento sessuale e identità di genere (ancora in commissione al Senato) – continua Lo Giudice – fino al superamento degli stereotipi di genere nelle scuole passando per il contrasto delle mutilazioni genitali intersex e la necessità di riattivare un ministero delle Pari Opportunità affiancato da un’agenzia indipendente per i diritti umani dotata di risorse e mezzi adeguati”. “Anche per quest’ultima – conclude – un disegno di legge in materia giace proprio a Palazzo Madama”.
(Foto di copertina: Wikigender)
Immagino che la stessa ONU eviti di proferire parola sui paesi che le donne le lapidano e le considerano una proprietà maschile. Quando l’Arabia Saudita, la maggior parte dei paesi arabi e africani e l’IRAN non avranno più diritto di parola all’ONU, allora potremo parlare di diritti delle donne.