Nella vita di ogni gay, lesbica, bisessuale, trans arriva il giorno del grande passo. Quel grande passo che ti porta a varcare la soglia del tuo primo locale gay. O, magari, di un posto virtuale come una chat d’incontri.
Non ci sono manuali e nessuno te lo ha mai spiegato ma sai che oltrepassata quella soglia troverai persone come te, da cui non dovrai nasconderti, fingerti qualcun altro o vergognarti per quello che sei. Sai che mentre là fuori ti senti da solo e indifeso, lì potrai sentirti libero o libera.
Certo, persone non-lgbt potrebbero entrare in quel locale ma sai che nessuna di questa andrà da tuo zio omofobo a riferirgli che ti ha trovato lì, che eri tra le braccia di una persona del tuo stesso sesso ed eri felice.
Scrivo questo perché nelle ultime ore è apparso sul Daily Beast l’articolo “Ho avuto tre incontri su Grindr nel Villaggio Olimpico”. Il giornalista, Nico Hines, si è aggirato per i palazzi del villaggio dove risiedono gli atleti dei Giochi usando alcune delle più famose chat d’incontro: Tinder e Bumble per incontri “etero” e, infine, Grindr, usato da uomini che cercano uomini. Il risultato? Da articolo di colore, in grado di descrivere con leggerezza i retroscena del grande evento sportivo, si è trasformato in un outing olimpionico.
Sebbene Hines abbia avuto (almeno) l’accortezza di non mettere nero su bianco i nomi degli uomini incontrati in chat, non ha esitato ad inserire numerosi dettagli in grado di rendere comunque rintracciabili i protagonisti inconsapevoli di questa indagine.
“L’atleta di [nazionalità], [altezza], [peso], che mi ha inviato il suo indirizzo, ha un piumone di Rio 2016 come immagine. Il suo profilo recita “Cerco sesso” sia in inglese che in [lingua d’origine]” si leggeva nell’articolo, prima che fosse prima corretto (a partire dal titolo) e poi rimosso e sostituito con le scuse dell’editore.
In un altro punto ancora, l’autore metteva le mani avanti così: “Per la cronaca, non ho mentito a nessuno o finto di essere qualcun altro –a meno di non considerare essere su Grindr– dal momento che sono etero, con una moglie e un figlio. Ho usato la mia immagine (solo della mia faccia…) e confessato di essere un giornalista appena qualcuno mi chiedesse chi fossi”.
Certo, Hines, ma un conto è dare uno sguardo su Grindr e rifarsi gli occhi, tutt’altra questione è fare outing, ovvero rivelare l’omosessualità di altri senza il loro consenso (da non confondere con il coming out). I partecipanti dei Giochi Olimpici sono atleti di tutto il mondo: dall’Inghilterra dei matrimoni egualitari come dall’Iran dove vige la pena di morte per chi ha rapporti con persone dello stesso sesso.
Non c’è nessun ostacolo se un etero vuole frequentare una serata gay, come non ce ne sono per un giornalista irresponsabile che si iscrive a Grindr. Tuttavia, la comunità lgbt frequenta questi luoghi (fisici o virtuali) per non essere giudicata e per sentirsi al sicuro. Il fatto che la comunità lgbt lasci spalancate quelle porte, meriterebbe un po’ più di attenzione e rispetto.