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OutSport: parte da Roma il progetto europeo contro l’omotransfobia nello sport

Secondo le cifre diffuse dalla Fundamental Rights Agency of the European Union, il 42 per cento delle persone LGBTI nasconde il proprio orientamento sessuale nei club e nei circoli sportivi per paura di subire discriminazioni. A questo, e ai continui episodi di omotransfobia nello sport, vuole dare una risposta “Outsport”, il progetto cofinanziato dalla Commissione Europea con il programma Erasmus plus, e promosso da AICS, Associazione Italiana Cultura Sport. Outsport stato presentato questa mattina alla Camera dei Deputati, presenti anche i partner stranieri provenienti da Austria, Ungheria, Germania e Scozia. Si tratta di Sport University di Cologne, di LEAP Sports Scotland, organizzazione con una forte storia di cooperazione internazionale sui temi dello sport e dell’inclusione, il Vienna Institute for International Dialogue and Cooperation e associazioni come l’ungherese FRIGO (Organization for Fresh Ideas), che quotidianamente si batte in una situazione politica e sociale davvero complessa.

Il progetto

Il progetto, che si snoderà nell’arco di tre anni, ha lo scopo di contrastare l’omo-transfobia con lo sport, dentro lo sport e vede il coinvolgimento di università europee e enti di promozione sportiva.
“L’omo-transfobia non è solo violenza, ma riguarda linguaggi, attitudini e comportamenti molto diffusi in grado di colpire tutte e tutti, perché fondati su pregiudizi sessisti e di genere – spiega Rosario Coco, coordinatore del progetto per Aics -. Per questo, Outsport si occuperà innanzitutto della misura del fenomeno realizzando la prima ricerca a livello europeo su omofobia e transfobia nello sport, a cura della German Sport University di Colonia, e svilupperà quindi strumenti di intervento e comunicazione mirati. Tra i principali obiettivi vi è la formazione di figure che operano nel mondo dello sport. Uno dei principali risultati sarà la realizzazione di un manuale operativo realizzato nelle differenti lingue del progetto, per allenatori, enti e federazioni sportive”.

La campagna di comunicazione e l’inno ufficiale

Il progetto include anche una campagna di comunicazione su scala europea in grado di trasmettere ai più giovani una visione dello sport come luogo privilegiato di inclusione e incontro delle differenze. Della campagna fa parte la realizzazione di un sito costantemente aggiornato con le iniziative previste, un’app, una piattaforma social e un servizio di helpdesk. Fanno parte della campagna di comunicazione anche l’inno ufficiale, la canzone Play Out & Proud interpretata dall’italiana Cecile, e lo spot di sensibilizzazione, presentato anch’esso oggi alla Camera.
E alla conferenza stampa di presentazione c’era anche Cecile, che domani sera alle 21.30 si esibirà al Gay Village proprio con l’inno ufficiale di Outsport che segna la cerimonia.

Cecile: “Orgogliosa di questo progetto

“Sono orgogliosa di far parte di questo progetto – ha spiegato la cantante -. A Sanremo ho portato una canzone che si intitola “Negra”, perché io sono nera, ma avrei potuto cantare qualsiasi altra parola che rappresenti una discriminazione”. “Io sono una sportiva – ha raccontato -, giocavo a pallacanestro fino a un anno fa e ho visto moltissimi di questi fenomeni. Per questo mi sento toccata anche io come sportiva. Ho sentito parole offensive alle donne, ma soprattutto agli uomini etichettati come ‘signorine'”. Per Cecile, “bisogna fare sensibilizzazione, quindi progetti come Out Sport sono importanti”. “Bisogna essere fieri di quello che si è – ha concluso -, e bisogna essere liberi di fare lo sport che piace sentendosi se stessi. Il luogo in cui si pratica il proprio sport deve essere un posto sicuro in cui sentirsi a proprio agio e tirare fuori la propria grinta di sportivi”.

Lo sport non è immune dalle malattie sociali

“Lo sport è luogo di aggregazione privilegiato, ciò non significa sia però immune dalle malattie sociali che toccano ambiti diversi, come appunto l’omofobia – ha aggiunto l’onorevole Bruno Molea, presidente nazionale di AICS -. Per questo, vista la sensibilità che da tempo AICS dimostra nella lotta alle discriminazioni di ogni tipo, abbiamo promosso questo progetto in Europa: perché è bene impegnarsi per formare i nostri tecnici, i nostri volontari e allenatori contro ogni tipo di discriminazione e perché è bene sensibilizzare tutti, a partire dai più giovani, a comportamenti anti-discriminatori”. “Farlo coinvolgendo più Paesi in Europa – ha concluso Molea – è in linea con la grande forza sociale dello sport: quella di veicolo di pace, dialogo, condivisione e cooperazione internazionale”.

E se l’apertura del progetto è prevista, come detto, domani sera al Gay Village di Roma, il prossimo appuntamento internazionale sarà invece a Vienna nel 2018, mentre quello di chiusura è previsto a Budapest nel 2019.

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