“Le unioni civili vengono costituite gratuitamente il mercoledì mattina presso la “Sala delle Cerimonie”, piazza dei Signori, 23 (primo piano)”. È quanto si legge sul sito del comune di Padova guidato dal leghista Bitonci. Le coppie gay e lesbiche che vorranno unirsi civilmente a Padova, potranno farlo solo di mercoledì mattina, a differenza delle coppie eterosessuali che, invece, vogliono sposarsi.
Non ha trovato altro modo, il sindaco, per aggiungere discriminazione alla discriminazione di una legge che già di per sé non sancisce la piena uguaglianza tra coppie omosessuali e coppie etero. Non potendo appellarsi all’obiezione di coscienza, come invocata dal suo leader Salvini all’indomani dell’approvazione della legge, Bitonci ha scelto di degradare ulteriormente il rito relegandolo ad una mattina di un giorno feriale il che rende particolarmente difficile organizzare una festa coinvolgendo amici e parenti.
“Un atteggiamento discriminatorio inaccettabile – commenta Alessandro Zan, padovano e deputato PD -, l’ennesima prova di viltà di un individuo non all’altezza delle proprie responsabilità. Ma le unioni civili sono legge dello Stato e non sarà un Bitonci qualunque ad ostacolarne la celebrazione. Con l’assistenza di un ufficio legale sto formalizzando un esposto da presentare in Prefettura e sto preparando un’interrogazione parlamentare su quanto accaduto. Non gli darò tregua, potete starne certi. Bitonci alla fine farà esattamente quello che la legge gli impone di fare”.
“Una umiliazione burocratica” la definisce il circolo Arcigay Tralaltro. “Noi non ci stiamo, le nostre unioni già discriminate da una legge imperfetta non verranno ulteriormente messe in un angolo da un ridicolo “Sindaco Sceriffo” dichiara l’associazione.
Non va meglio a Piacenza,con il sindaco Paolo Dosi (Pd). Nel comune emiliano-romagnolo, infatti, è stato deciso di negare il Salone Pierluigi di Palazzo Farnese, utilizzato per i matrimoni, alle celebrazioni delle unioni civili. Per l’amministrazione piacentina, infatti, le coppie omosessuali dovranno accontantersi dell’ufficio dell’anagrafe. Un decisione incontrasto con la legge cosiddetta Cirinnà che prevede, al comma 20, che anche i regolamenti comunali che riguardano i matrimoni vengano estesi alle unioni civili.
Il regolamento del comune di Piacenza, infatti, cita solo Palazzo Farnese come sede per i matrimoni civili e questo deve intendersi esteso anche alle unioni delle coppie omosessuali.
“È lì che andranno celebrate anche le unioni civili – sottolineano i senatori Sergio Lo Giudice e Monica Cirinnà (Pd) -. Ogni impedimento a questo diritto sarebbe illegittimo. Speriamo che il Comune di Piacenza intenda muoversi nell’ambito della legalità e non voglia essere esempio di quei trattamenti discriminatori che troverebbero comunque risoluzione in un’aula di tribunale“.
“Sappiamo già di alcune coppie che, dopo avere saputo della negazione del Salone Pierluigi, hanno minacciato di andarsi ad unire civilmente in Comuni meno problematici del nostro – si legge in una nota del circolo Arcigay Atomo di Piacenza – dove sanno per certo che verranno trattate al pari degli altri cittadini, e non come una sottocategoria che, in un’occasione così importante, deve subire l’umiliazione di vedersi relegata in qualche angusto ufficio comunale. Vorremmo invitare chi di dovere a rivedere le sue posizioni, e non tanto per la minaccia di azioni legali paventata da due Senatori della Repubblica, quanto per una questione di principio e di uguaglianza”.
Un’uguaglianza che sebbene non sancita in toto dalla legge sulle unioni civili, le coppie omosessuali vorrebbero vedere attuata almeno nella forma delle celebrazioni.