Parte da Arezzo, con il Toscana Pride, l’Onda Pride 2017. Da sabato 27 maggio, ad Arezzo appunto, fino al 19 agosto in Salento, le piazze di 24 città italiane saranno attraversate dall’orgoglio LGBTI in tutte le sue forme e sfaccettature con le parate, ma anche con le tante iniziative che le precedono organizzata dalle associazioni e dai coordinamenti che hanno fatto rete nei territori.
Tutte le piazze dell’Onda Pride
Tante le prime volte, a partire da quella di questo sabato: da piazza della Libertà, alle 15, partirà il primo corteo aretino che segue all’esperienza di Firenze dello scorso anno. Il 3 giugno sarà il turno di Potenza, un’altra prima volta che, però, riguarda tutta la Basilicata, e di Reggio Emilia, mai stata teatro di un Pride fino ad ora. Anche Udine festeggia la sua prima parata del Triveneto, il 10 giugno, con il FVG Pride. Nello stesso giorno scende in piazza Roma, appuntamento tra i più popolari ormai da anni, insieme al Pavia Pride. Il 17 giugno è la volta di Brescia, anche qui per la prima volta, insieme a Torino e Varese. L’appuntamento umbro è, invece, a Perugia, che come da tradizione tiene il suo Pride per tre giorni, dal 23 al 25 giugno, ai Giardini del Frontone.
Nello stesso weekend, il 24 giugno, l’appuntamento è anche a Catania, Milano, Napoli e Latina. Altri cinque cortei sono previsti per l’1 luglio: Bologna, Genova, Palermo, Bari (di nuovo in piazza dopo 14 anni) e un’altra new entry: Cosenza. Il sabato successivo, l’8 luglio, sarà il turno della Sardegna, a Sassari, e di nuovo in Piemonte, ad Alba, spin off del Torino Pride e alla prima esperienza in città. E poi ancora: Siracusa, il 15 luglio, il Rimini Summer Pride il 29 luglio e per finire il Salento Pride di Gallipoli, il 19 agosto. Qui tutti i dettagli di ogni singolo pride.
Ribadire l’orgoglio
Per Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay “è il momento di tornare nelle strade di ribadire il nostro orgoglio”. “Il Pride, pur avendo una tradizione di molti anni nel nostro Paese, non perde mai di forza e di necessità osserva Piazzoni -. Basta leggere i giornali che in questi settimane raccontano i preparativi: giungono notizie di polemiche, contromanifestazioni, processioni riparatorie, bagarre di palazzo. E contemporaneamente da Paesi più o meno lontani dal nostro arriva il racconto di persone lgbti perseguitate, recluse, torturate, uccise. Come in Cecenia ma purtroppo non soltanto lì. C’è una cultura omotransfobica, tutt’altro che residuale, che cerca di marginalizzare, escludere o colpire le persone che non corrispondono ai modelli dell’eterosessualità obbligatoria e del binarismo di genere”.
La resistenza arcobaleno
Un filo rosso, dunque, lega quello che accade in Cecenia, a anche in Indonesia e Bangladesh, e le polemiche che accompagnano i pride italiani.
“Quando questa cultura è minoritaria produce processioni riparatorie, quando è maggioritaria campi di concentramento e persecuzioni – continua il segretario -: il legame che tiene assieme questi due fatti va denunciato senza ambiguità ed è nostro dovere contrastarli, mettere in campo la nostra Resistenza, intesa non come il ricordo di qualcosa che fu, bensì come una pratica necessaria, contemporanea, urgente”.
La visibilità, anche per i più giovani
Resistenza, ma anche orgoglio e visibilità. “Il Pride è anche orgoglio, e per tanti ragazzi e ragazze lgbti è la possibilità di rendersi visibili nello spazio pubblico, spesso per la prima volta, per quello che sono – spiega ancora Piazzoni -: un fatto che è straordinario nella vita di ciascuna e ciascuno di loro, delle loro famiglie, degli amici e delle amiche. Ognuna di queste storie rende indispensabile ogni anno e in ogni città un corteo dell’orgoglio lgbti”.
Ma non è tutto: il senso dei tanti Pride è anche quello della rivendicazione dell’uguaglianza e, quindi, della lotta per raggiungerla.
La lotta per l’uguaglianza
“Resistenza, Orgoglio e infine Lotta – prosegue -: per la piena uguaglianza tra tutte e tutti, per il matrimonio egualitario e per il riconoscimento di tutte le forme di famiglia attraverso cui la nostra società si rafforza e cresce. Per il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali e per una politica sulla genitorialità che metta finalmente al centro i diritti dei bambini e delle bambine, al sicuro dalle scorribande ideologiche degli adulti. Lotta per l’autodeterminazione dei corpi e per il contrasto all’omotransfobia e a tutte le forme forme di violenza che attraversano la nostra quotidianità. Lotta per il diritto alla salute, al lavoro, al welfare, all’educazione, all’accoglienza, senza stigma o discriminazioni, nel rispetto della dignità di tutte e tutti”. “Per questo da domani diamo il via alla nostra onda – conclude Piazzoni -: che sia una grande stagione dell’orgoglio”.