È stato presentato, proprio ieri, un esposto in dodici procure italiane contro le pubbliche amministrazioni che hanno patrocinato i pride, in Italia. L’accusa sarebbe quella di “danno erariale”. Lo riporta il Sardinia Post: «A presentarlo» scrive il sito «è stato Filippo Fiani dell’Associazione Difesa dei valori. L’iniziativa è stata resa nota in una conferenza stampa alla Camera, insieme al deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli e al senatore della Lega Simone Pillon».
A finire nel mirino dell’ennesima associazione contro i diritti delle persone Lgbt, sono sia quelle amministrazioni locali – come i comuni che hanno patrocinato i pride – sia le stesse amministrazioni regionali. Dal Lazio al Piemonte, passando per la Toscana, e da Milano a Catania, sindaci e governatori sono finiti nel mirino del movimento omofobo italiano. Secondo Donzelli, sostenere le marce dell’orgoglio significherebbe sostenere «manifestazioni che promuovono la poligamia e la pratica barbara dell’utero in affitto; è surreale e indecoroso associare il nome di istituzioni a pratiche raccapriccianti vietate dalla Costituzione italiana».
«Non possiamo accettare» continua Donzelli «che una parte politica utilizzi le risorse pubbliche per diffondere pratiche raccapriccianti e diseducative» e chiede «che la magistratura contabile intervenga per recuperare le risorse dai responsabili di scelte assurde». Pronta la risposta di Arc Cagliari, che ha organizzato – insieme ad altre realtà – il pride del 7 luglio scorso: «Prendersela con le minoranze è uno degli sport preferiti di alcuni italiani», si legge in un comunicato stampa, «ma evidentemente la competizione tra chi si diverte a offendere le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali si è fatta talmente accesa che per vincere la gara c’è chi è costretto a distorcere completamente la realtà, a inventare vere proprie bugie, a volte anche mal scritte».
L’associazione sarda rigetta l’intero impianto di accuse di Fiani, ricordando che il comune di Cagliari non ha destinato denaro pubblico per l’evento, fornendo solo il patrocinio gratuito. Sull'”utero in affitto”, l’associazione ricorda che lotta per la Gpa, ovvero per la «gestazione per altri, libera, gratuita e consensuale», mentre, riguardo le pratiche incostituzionali, «sarebbe interessante sapere di quali articoli violati si sta parlando» chiede Arc, «dal momento che il faro dell’associazionismo Lgbt+ e Queer è l’articolo 3 della Costituzione». Infine, l’affondo finale: citare a sproposito la Costituzione e le strumentalizzazioni degli omofobi ha come unico scopo «ottenere visibilità e qualche punto in più nei sondaggi della becera campagna elettorale permanente».
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