Non è una novità, a Firenze, quella di negare il patrocinio al Toscana Pride. È già successo due anni fa per la manifestazione che ha toccato le rive dell’Arno, nel capoluogo, ed è successo l’anno scorso per l’evento di Arezzo. Non c’è due senza tre, recita l’adagio. Solo che quest’anno il no di Nardella al pride che si terrà a Siena il prossimo 16 giugno, pesa due volte. Per due ragioni singolari.
Firenze in controtendenza rispetto le direttive del partito
«L’aula di Palazzo Vecchio ha infatti respinto la richiesta presentata dal gruppo “Firenze riparte a sinistra” e sottoscritta anche da Mdp, Movimento 5 Stelle e dalla consigliera civica Cristina Scaletti» si legge sulla stampa locale. «Hanno votato contro, oltre al Pd (gruppo che ha visto qualche dissenso da parte di consiglieri che si sono espressi a favore), Forza Italia e Fratelli d’Italia». Eppure, solo poche settimane fa l’assemblea nazionale del Pd ha approvato un ordine del giorno che impegna «il Segretario Nazionale e la sua Segreteria a dare l’adesione del Partito Democratico Nazionale all’Onda Pride 2018». Il comune di Firenze, insomma, va in controtendenza rispetto alle direttive di partito.
Gli attacchi degli omofobi
E c’è di più: il Pd vota insieme a Fratelli d’Italia e Forza Italia, partiti tradizionalmente omofobi. Particolarmente aggressive le parole di Giovanni Donzelli deputato della destra radicale che tuona contro il pride senese: «La manifestazione promuove la poligamia e l’incivile pratica dell’utero in affitto. […] È surreale e indecoroso associare il nome di istituzioni toscane a pratiche raccapriccianti vietate dalla legge e dalla Costituzione italiana». Le associazioni a difesa della “famiglia”, intanto, hanno fatto un esposto alla Corte dei Conti contro il patrocinio concesso dalla Regione.
Un segnale mancato, contro il nuovo governo
In soccorso della manifestazione arriva invece Tommaso Grassi, consigliere della lista “Firenze riparte a sinistra”, che non comprende la scelta del Pd di votare con la destra conservatrice ed estrema, «nonostante sia in atto da parte del nuovo Governo giallo-verde, sostenuto da M5S e Lega, un attacco ai diritti delle famiglie arcobaleno». Il Pd, continua l’esponente della sinistra, «si è chiuso ottusamente anche questa volta, nonostante quest’anno fosse stata eliminata la richiesta del gonfalone proprio per cercare di dare un segnale». E sì, sarebbe stato un bel segnale da parte di Nardella.