Alla fine le pressioni hanno sortito qualche effetto: il sindaco di Perugia Andrea Romizi ha fatto dietrofront ed ha trascritto il certificato di nascita del piccolo Joan. Parzialmente, però: per il capoluogo umbro e per lo Stato italiano Joan ha solo una mamma, quella che l’ha partorito, nonostante sull’atto di nascita risultino entrambe. E infatti l’azione legale per il riconoscimento dell’atto completo e per il risarcimento dei danni non si ferma.
Un dietrofront che l’associazione Omphalos, che ha portato avanti la battaglia per la trascrizione fin dall’inizio, definisce “clamoroso e maldestro”.
Joan, com’è noto, è figlio di due donne perugine ed è nato in Spagna paese di cui non può aver la cittadinanza non essendo figlio di cittadine spagnole. Le sue mamme avevano chiesto al chiesto al comune di Perugia la trascrizione dell’atto di nascita. Un passaggio fondamentale perché chiunque possa avere i documenti, l’assistenza sanitaria, iscriversi all’asilo e poi a scuola: insomma, un’identità. Per un anno intero, Joan è rimasto un bambino fantasma e a niente sono valse non solo le pressioni di Omphalos, ma neanche l’invito all’autotutela dell’avvocatura del Comune e il voto del consiglio comunale, inclusa parte della maggioranza di Romizi, che chiedeva la trascrizione dell’atto. Non era servita neanche un’interrogazione parlamentare presentata al ministro Minniti, il quale però non ha mai risposto.
Ora, Romizi ha deciso di trascrivere parzialmente l’atto, senza che sia ancora intervenuta alcuna imposizione dal tribunale né dal ministero, il che significa che avrebbe potuto farlo prima, ma non l’ha fatto.
“Il sindaco Romizi – commenta Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos – ha trascinato in maniera arrogante l’istituzione comunale in un’assurda e medievale battaglia ideologica ai danni di una famiglia omogenitoriale per compiacere le frange più integraliste e retrograde della sua parte politica”. Per Bucaioni, Romizi “ha finalmente dovuto cedere di fronte all’indignazione di ampia parte della società civile e alla mobilitazione di Omphalos e delle altre associazioni e fare definitivamente un passo indietro”.
Ma, sottolinea ancora il presidente di Omphalos, si tratta di un atto “tardivo e insufficiente”. “Questa è una grave ammissione di responsabilità da parte del primo cittadino – continua -: le norme che consentono la trascrizione dell’atto di nascita andavano applicate dieci mesi fa. Il rifiuto di riconoscere la nascita del piccolo, arrivato nel giugno scorso, è stato un atto gravemente discriminatorio oltre che crudele dal momento che ha causato gravi difficoltà al piccolo e alla sua famiglia”.
“Ora che Perugia è finita sulle prime pagine dei quotidiani nazionali il primo cittadino ha cambiato idea per mero e cinico opportunismo politico – prosegue Bucaioni -. La trascrizione parziale è però totalmente insufficiente: oltre il danno di aver bloccato illegalmente senza diritti Joan e la sua famiglia in Spagna per oltre dieci mesi, arriva anche la beffa perché nella trascrizione di oggi Romizi ha deciso di cancellare una delle due madri”.
Romizi avrebbe potuto, infatti, trascrivere l’intero atto fin da subito avvalendosi di sentenze pronunciate in questa direzione (come quella della Corte d’Appello di Trento) e di quanto fatto da altri comuni prima di Perugia. Per Omphalos, la scelta del sindaco ha, invece, fatto apparire Perugia come “una città retrograda e incapace di tutelare i diritti fondamentali di un bambino”. Ragione per cui l’associazione ritiene che “si è rivelato inadatto a governare questa città e farebbe bene a dimettersi”. “Quando Joan verrà a Perugia con le sue mamme – conclude Bucaioni – la città, che è molto più avanti del suo primo cittadino, lo accoglierà a braccia aperte”.
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