Buone notizie per quanto riguarda la lotta all’Hiv: si legge infatti, in un comunicato del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, che «a fine ottobre è stata sancita l’Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sul Piano Nazionale AIDS», misura che è stata salutata come «un passo necessario, auspicato già da tempo» dall’associazione romana.
Da quanto si apprende «il Piano Nazioniale AIDS è il frutto del lavoro di rappresentanti delle ONG […], della community nonchè di clinici ed esperti». Il Mieli ha collaborato attivamente al progetto – la cui sigla, abbreviata, è PNAIDS – grazie all’impegno di Massimo Farinella, in prima linea nella lotta alle infezioni sessualmente trasmissibili e già presidente coordinatore nella sezione M del CTS del Ministero della Salute. «Non capitava da diversi, forse troppi anni la realizzazione di un lavoro del genere» leggiamo ancora, «il Piano è stato elaborato nel 2016 e ha ricevuto l’approvazione del Consiglio Superiore di Sanità».
Tra gli interventi previsti dal PNAIDS ricordiamo quelli volti a ridurre il numero delle infezioni e quelli finalizzati alla prevenzione combinata, nonché l’accesso ai test e alle cure necessarie per le persone sieropositive, oltre la lotta allo stigma. Fondamentale, infatti, per un’efficace contrasto dell’Aids è capire che si deve combattere la malattia e non certo le persone contagiate. Atteggiamento apparentemente ovvio, ma che non ha avuto molta fortuna in passato nel nostro paese (ricordiamoci della prima campagna anti-Aids e del famigerato “alone viola”).
Soddisfatto anche il presidente del circolo Mario Mieli, Sebastiano Secci: «Nel Piano Nazionale AIDS si possono trovare importanti indicazioni sugli strumenti di prevenzione (tra cui la PrEP), gli interventi verso le popolazioni chiave e vulnerabili, l’offerta del test (anche test rapidi e autotest), gli interventi indirizzati al target giovani, la presa in carico e il mantenimento in cura delle persone con HIV. Ora bisogna tradurre tutto questo in reali azioni, attraverso l’impiego di risorse economiche da parte delle Istituzioni, in primis le Regioni».
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