«Io non mi sono offeso. Erano chiari l’intento provocatorio e scherzoso e la mancanza di una volontà di insultare». Con queste parole Mauro Coruzzi, meglio conosciuto come Platinette prende le difese di Libero dopo il vespaio di polemiche provocato dal titolo “Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay” che apriva il quotidiano mercoledì 23 gennaio.
Con una lunga intervista ripresa in prima smonta chi accusa il quotidiano di omofobia: ”
Prima che finocchio o gay, io sulla carta d’identità ho scritto italiano, mi rapporto con questo Paese e ti dico che noi omosessuali non abbiamo più bisogno di invocare quote e fare battaglie di categoria che affermino il diritto alla nostra diversità per mirare poi a essere trattati come gli altri. Ormai in Italia siamo ovunque, pienamente accettati. Non c’è intolleranza verso di noi. Guarda la tv, che è il metro popolare del mondo attuale”. Mauro Coruzzi si dice inoltre infastidito dal fatto che “La tutela dei gay sia diventata un campo esclusivo della sinistra” e aggiunge “Sfuggo il pregiudizio ideologico per cui non si può essere gay se non si è di sinistra. Se così fosse, Berlusconi dovrebbe chiudere Mediaset, dove sono quasi tutti finocchi”.
Platinette critica anche la campagna di boicottaggio che portato due aziende (Ristora e Menarini) a ritirare la propria pubblicità dal giornale:
“È una violenza, una reazione peggiore del danno prodotto dal titolo, che rischia di rivelarsi un boomerang su chi la mette in atto. Chi vuole battersi perché i gay siano accolti, accolga anche la diversità di Libero, pure se non lo condivide. Altrimenti finite per essere voi i veri discriminati”.
Infine di fronte alla minaccia di una sanzione disciplinare da parte dell’Ordine dei Giornalisti aggiunge:
“Voi dovreste fare meno titoli che scaldano il pentolone e la sinistra non dovrebbe incazzarsi per i vostri titoli” con un piccolo suggerimento “Io farei una leggera ammissione di colpevolezza, per calmare le acque e rendere più democratico il monarca. Poi mi dichiarerei disponibile a emendare, magari facendo i servizi sociali presso una discoteca gay, per compensare il danno morale”.
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