Sembra concludersi verso un lieto fine l’assurda polemica che ha travolto la cooperativa Dolce, “rea” di aver dedicato il 6 luglio scorso un laboratorio di un centro estivo – previsto per bambini e bambine fino ai sei anni d’età – al Pride di Bologna. Fatto che però aveva scatenato vive polemiche tra alcuni genitori e che il Resto del Carlino aveva portato alla ribalta mediatica. Immancabile, la curia ha sentito il dovere di dire la sua. Genitori e responsabili della cooperativa si sono quindi incontrati per un chiarimento sulla vicenda.
Così come riporta il Corriere, nell’edizione bolognese, «la riunione è durata due ore ed erano presenti circa 15 famiglie. Alla fine la cooperativa Dolce ha incontrato i genitori dell’asilo nido della Meridiana di Casalecchio di Reno» dove si è tenuto il laboratorio della discordia. Il personale responsabile, quindi «ha illustrato ai genitori l’accaduto e, a quanto riferito da alcune mamme presenti alla riunione» e la cooperativa «si è scusata per l’errore comunicativo fatto, associando il tema della diversità alla manifestazione del Gay Pride». Sfuggono, tuttora, le ragioni per cui trattare il tema della diversità associandolo ad un pride debba essere motivo di scuse. Ma ci sono anche aspetti positivi in questa vicenda.
«I genitori» si legge ancora, «tranne una famiglia che si è detta molto contrariata per l’accaduto, hanno però sostenuto le insegnanti, ieri tutte presenti all’incontro insieme alla pedagogista. Un gruppo di genitori sta inoltre raccogliendo le firme e pensa di mandare alla stampa, nei prossimi giorni, un intervento a favore delle educatrici per il lavoro svolto quotidianamente». Insomma, sembra essere una gigantesca bolla di sapone, forse messa in piedi per riempire pagine di giornali in un periodo in cui la bella stagione porta a un calo drammatico di notizie. Lo stesso sindaco di Casalecchio, Massimo Bosso, parla di strumentalizzazione politica sulla pelle dei bambini.
«Sono esclusi per ora provvedimenti disciplinari da parte della coop nei confronti delle maestre» si apprende ancora. Un dubbio resta, tuttavia: perché dovrebbero essere punite educatrici che dicono la verità agli adulti di domani? E la verità è che esistono, nella vita reale, persone dello stesso sesso che riescono a volersi bene. Esattamente come le madri e i padri, rigidamente eterosessuali, dei bambini che frequentano quel campo estivo. Per altro, ci si potrebbe anche interrogare sul fatto che tra quei bambini ci fossero anche figli di genitori omosessuali, invece di dar per scontato l’esatto opposto. Un’educazione che vuole essere seria, ha il dovere di includere tutti e tutte, insomma. Chissà che passata l’ondata di caldo e tornati gli animi definitivamente sereni, non si sciolgano anche questi arcani.
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