Be’, chiaro: è (quasi) una boutade. Il punto è che l’amministrazione comunale perugina ha deciso di riscoprire le origini della città con una serie di eventi che vogliono riaccendere l’orgoglio del tempo che fu. Peccato che in questa rievocazione storica, con tanto di palio, manchi una parte: quella che riguarda i perugini famosi e meno famosi, notoriamente omosessuali e spesso per questo condannati e messi a morte come “sodomiti”.
E quale migliore occasione del Perugia Pride per riportare alla luce anche quella parte della storia cittadina? È stata l’idea di Riccardo Strappaghetti, attivista di Arcigay Arcilesbica Omphalos, che dopo avere approfondito la questione con accurate ricerche storiche, ne ha fatto un progetto fotografico, Perugia Pride 1416. In costume, va da sé. Gli scatti saranno esposti al Perugia Pride Village che si terrà il prossimo week end.
“Perugia in epoca tardo medievale e rinascimentale contendeva a Firenze il titolo di città tollerante in fatto di costumi sessuali – spiegano da Omphalos a corredo delle foto -, anche se a Perugia come a Firenze, Bologna e Siena non mancavano le ondate oscurantiste di moralizzazione. Niccolò Machiavelli è forse il più illustre scrittore a narrare come l’aggettivo ‘perugino’ divenne in epoca rinascimentale sinonimo di ‘vizio fiorentino’ o ‘amor greco’, cioè l’ ‘amor degli uomini per gli uomini’. Nel ‘400 con l’arrivo a Perugia di San Bernardino e le sue prediche apocalittiche contro il ‘vizio perugino’ determinò un inasprimento delle persecuzioni in città: si tornò ad attribuire ad Ebrei, sodomiti ed eretici la causa di tutti i mali economici e sociali, come aveva fatto per la prima volta in città un paio di secoli prima il movimento dei Flagellanti che aveva anche una sorta di ‘slogan’ contro i sodomiti, infatti andavano in giro per la città flagellandosi e cantando:
“Sodemite maledette
che pecchevate contra natura
rostite a guisa de porchette!“.
Proprio a Perugia avvenne la prima esecuzione capitale per sodomia documentata in Italia, quella di Adenolfo IV, conte di Acerra, avvenuta il 13 luglio 1293 per ordine di Carlo II d’Angiò, re di Napoli, il quale lo giustiziò proprio come suggerivano di fare i Flagellanti, cioè impalandolo come una “porchetta” e bruciandolo sulla pubblica piazza”. Non bastò questo a mettere fine al “vizio perugino”, come testimonia la letteratura dell’epoca”.
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Perugia Pride 1416 / 1
Le immagini sono accompagnate da didascalie che raccontano le vicende dei personaggi interpretati dagli attivisti di Omphalos o riportano versi di poesie e sonetti. Come le parole di Marino Ceccoli, poeta perugino del XIV secolo, che così si rivolgeva al suo amato: “Amor me tra’ de mente ogn’altra cosa, fòr che de te pensar, dolce mia vita; ed ho nel cor sì tua vertù sentita, ch’a te mercé cridar già mai non posa”. C’è poi la novella del Sermini il cui protagonista è il giurista perugino del ‘400 Agapito Eugeni il quale sposò Isabella, ma non era proprio “suo mestiero” e si innamorò di un giovane studente, Germano. Scoperto e denunciato dalal moglie, Agapito finì “arso per sodomito”. Non mancano, naturalmente, gli esempi di amore tra donne, testimoniati dai versi dei sonetti della poetessa rinascimentale senese Laudomia Forteguerri dedicati all’amata Margherita d’Austria. La vera chicca, però, è la notizia del più antico matrimonio medievale tra uomini che si conosca: quello di Pedro Díaz e Muño Dandilaz, celebrato il 16 aprile 1061 a Rairiz de Veiga, in Galizia. Il 2 agosto 1578 a Roma invece avvenne un matrimonio collettivo: otto coppie di portoghesi e spagnoli si sposarono con una cerimonia religiosa in una chiesa vicino San Giovanni in Laterano. La poesia perugina conobbe poi una vera e propria cerchia di poeti che cantavano l’amore omosessuale. Tra il 1320 e il 1350, i poeti della “cerchia perugina” si scambiarono numerosi sonetti e poesie sul tema dell’amore omosessuale. Tra loro c’erano Attaviano, Gilio Lelli, Neri Moscoli, Cola di messer Alessandro, ser Cione, Trebaldino Manfredini, Cecco Nuccoli, e Cecco di Messer Baglioni.