Un uomo, rozzamente truccato, con in braccio una bambina che indossa una coroncina in testa, e il claim: “La famiglia ha un nuovo formato”. È il nuovo manifesto con il quale la Centrale del latte di Brescia pubblicizza un formato diverso appena introdotto sul mercato. Tanto è bastato, però, per fare scoppiare la polemica perché, secondo alcuni, il manifesto sarebbe un attacco alla famiglia tradizionale.
In testa alla polemica, c’è Manif pour Tous Italia che, lungi dal pensare che padre e figlia stiano semplicemente giocando (come si deduce dalla coroncina sulla testa della piccola e dal trucco non certo da make up artist di lui), sulla propria pagina Facebook scrive: “Secondo la centrale del latte di Brescia nei “nuovi formati” di famiglia il papà (ma forse è il Genitore 1) si trucca da donna, e a quel punto a che serve la mamma? A niente, quindi scompare. Ma il loro latte è di mucca o di qualche altro strano animale surrogato? C’è di che dubitarne se questa è la pubblicità del prodotto. Diffidate“. La madre, dunque, è quella che si trucca, e il gioco tra padre e figlia non è contemplato.
A cogliere al balzo la palla della polemica è arrivato anche un ex assessore comunale Mario Labolani (Fratelli d’Italia) che, rilanciando sul proprio profilo il post di Manif pour Tous, tenta di lanciare perfino una campagna di boicottaggio ed epurazioni. “Da oggi non compro più niente della Centrale del Latte di Brescia – l’ex responsabile dei lavori pubblici di Brescia -. Pensare di pubblicizzare i loro prodotti con il manifesto di uomini triccati da donna è aberrante. Anzi andrebbero rimossi i responsabili visto che la proprietà è del Comune di Brescia”.
Dal canto suo, l’agenzia di comunicazione che ha relizzato la campagna, la Dorocatrame, spiega semplicemente che “nella campagna ci sono anche altri soggetti, come una coppia di anziani che parla via Skype con i parenti lontani: è un modo per raccontare la quotidianità e i cambiamenti nelle nostre vite“. E aggiungono: “Non è neanche detto che quello sia il padre”. Ecco, secondo noi è tutta colpa del gender, come sempre. 😉