CHAD – Nuova legge rende l’omosessualità illegale
Il Parlamento del paese africano ha apportato acune modifiche al suo codice penale per rendere l’omosessualità un crimine. Un primo tentativo si era già presentato nel 2014, sotto forma di una proposta di legge che prevedeva dai 10 ai 15 anni di reclusione per qualsiasi persona sorpresa in una relazione e/o in un atto sessuale con persone dello stesso sesso. Fortunatamente la proposta di legge non venne approvata, ma la propaganda di odio verso la comunità lgbti del paese non è finita lì. Adesso le cose si sono “ridimensionate” e l’omosessualità è considerata un’infrazione: ai “colpevoli” verrà sospesa la pena con la condizionale ed inoltre verranno ammoniti e multati.
La novità è preoccupante non solo per la popolazione arcobaleno del Chad, ma anche perché fa aumentare il numero dei paesi che criminalizzano l’omosessualità, al momento circa il 40 per cento dei paesi di tutto il mondo, in un periodo storico in cui paradossalmente il numero dei paesi che introducono legislazioni a favore della comunità LGBTI cresce anno dopo anno.
Intervistato a proposito, l’ex primo ministro Delwa Kassiré Koumakoye ha dichiarato: “L’omosessualità è condannata da tutte le religioni. Non dobbiamo condonare qualcosa che Dio stesso rifiuta, e soprattutto non solo perché gli occidentali ci hanno detto di farlo”.
Immediate la disapprovazione e le critiche a livello internazionale provenienti dal mondo politico ed associativo. Dall’Italia uno dei primi politici ad aver reagito in merito alla questione è stato il senatore Sergio Lo Giudice (Pd), membro della Commissione Diritti umani di Palazzo Madama, che già nel 2014 intervenne con un’interrogazione in merito al primo disegno di legge. Direttissime le sue parole: “Occorre sospendere tutti gli aiuti, ad eccezione di quelli umanitari, finché questo abominio non verrà abrogato. Uno Stato che minaccia così la libertà e la vita dei suoi cittadini è una macchina rotta che va aggiustata, non alimentata”. Leonardo Monaco, Segretario di Certi Diritti, ribadisce l’importanza dell’agire internazionalmente contro le ondate di omofobia in ogni singolo paese del mondo: ”Il 2017 deve vedere l’impegno di tutte e tutti per arginare questa nuova tendenza alla criminalizzazione”.
AUSTRALIA – Autista di scuolabus distribuisce ai bambini opuscoli anti-gender mascherati da regalini natalizi
Circa dieci autisti di scuola bus del Kyabram College (nei pressi di Melbourne) sembrano essere coinvolti in un recente scandalo che li ha visti distribuire dei “pacchettini regalo” natalizi indirizzati ai genitori degli alunni contenenti in realtà degli opuscoli di propaganda anti-gender nelle scuole, informandoli sui rischi della famigerata ”ideologia gender”. Nemico Numero Uno degli opuscoli pubblicati dalla Marriage Alliance (Alleanza per il Matrimonio), il gruppo conservatore cristiano che sta facendo di tutto per opporsi al referendum sul matrimonio egualitario previsto per l’inizio del 2017, è il programma Safe Schools, ”Scuole Sicure”, il cui obiettivo è combattere episodi di bullismo, prevenire i suicidi di studenti lgbti e formare il corpo docenti ed il personale scolastico di modo che possa meglio relazionarsi con la diversità degli alunni. Immediata la reazione di molti genitori, arrabbiati per aver visto la loro scuola coinvolgerli inconsapevolmente in propaganda politica. Il preside della scuola Stuart Bott ha dichiarato che gli opuscoli non sono un’iniziativa della scuola, e che nonostante non abbia aderito al programma Safe Schools è un’istituzione che ha sempre promosso e continuerà a promuovere l’inclusione di ogni studente a prescindere dal loro orientamento sessuale o dalla loro identità di genere.
UGANDA – Poliziotti e membri di associazioni in marcia coi tacchi contro la violenza sulle donne
Il primo sabato di dicembre le strade di Kampala hanno visto dozzine di poliziotti e membri di associazioni prendere parte a ”Walk a Mile in Her Shoes”, una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. Parte della manifestazione ha visto molti agenti di polizia nonché membri di varie organizzazioni non governative camminare per circa un kilometro e mezzo (un miglio) su scarpe coi tacchi, seguiti da una banda musicale e da un corteo di attivisti, partecipanti e curiosi, tutte e tutti riuniti a sostegno di una serie di iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul preoccupante aumento di casi di violenza sessuale e domestica recentemente registrati nel paese. La manifestazione, un’iniziativa della Ong Venture Humanity Inc. e della U.N. Women (agenzia delle Nazioni Unite dedicata alla parità di genere), ha messo in evidenza numeri spaventosi: secondo recenti stime dell’Istituto di Statistica ugandese quasi il 70% delle donne sposate subiscono qualche tipo di sopruso da parte dei loro mariti. Forte la denuncia nei confronti delle autorità, che non applicano le leggi che condannano lo stupro e la violenza domestica. Un’altra cifra spaventosa è, infatti, quella che riguarda la bassissima incidenza di condanne per stupro o abuso, pari ad uno scioccante 1 per cento delle sentenze di tribunale. E se vedere alcuni poliziotti determinati a far cambiare la situazione è una buona notizia, questo purtroppo non basta ancora a rendere l’Uganda un paese più egualitario. L’Uganda è al momento uno dei paesi più difficili in cui vivere per la comunità LGBTI, con severissime leggi anti-omosessualità che prevedono pene addirittura fino all’ergastolo per ”atti sessuali contronatura”. Molti attivisti sono presi di mira mediaticamente, minacciati, attaccati ed addirittura assassinati senza che le forze dell’ordine o le autorità intervengano. È il caso del famoso David Kato, considerato da molti come il padre del movimento LGBTI ugandese.