UK – Doppia copertina esplosiva per Attitude Magazine
La doppia copertina per Attitude di giugno mette in bella mostra il modello statunitense trans FtoM Laith Ashley e il canottiere inglese Matt Lister, che ha recentemente dichiarato di voler lasciare l’agonismo e che si presta a diventare il primo ambasciatore arcobaleno per la British Athletics Commission: “Non voglio giudicare chi non fa coming out perché è comunque una cosa difficile, ma per me rimane una necessità. C’è ancora tantissima gente che ha paura di entrare nel mondo dello sport, e non ci entra perché la loro diversità li fa sentire inadatti – non è giusto”. Oltre all’incarico di “ambasciatore arcobaleno”, l’atleta ventiquattrenne dice anche di voler intraprendere una nuova carriera come modello. E di moda se ne intende il ventiseienne Laith Ashley, che sta vedendo la sua carriera decollare, diventando un’icona del mondo FtoM. “Adesso mi piace guardarmi allo specchio – dice Laith – e pensare che c’è stato un periodo in cui mi odiavo, odiavo il mondo intorno a me e pregavo Dio affinché mi facesse morire. Fortunatamente andare in terapia mi ha salvato, così come anche andare a scuola mi ha aiutato. Certo, non è stato facile né per me né per la mia famiglia, e a volte ho ancora difficoltà, ma in quei momenti penso a quanto sia privilegiato, il peggio è passato”. [Fonte: Attitude]
UCRAINA – “Se osate fare il Pride, Kiev diventerà un bagno di sangue”
“Il 12 giugno Kiev diventerà un bagno di sangue. In alternativa, gli organizzatori possono ancora ritirare l’evento”. Queste le parole di Artem Skoropadsky, portavoce del Pravyi Sektor, partito neo-nazista ucraino appoggiato dalla Chiesa Ortodossa. Insieme all’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, sia la Chiesa Ortodossa che il Pravyi Sektor hanno una lunga storia di intimidazioni e attacchi nei confronti della comunità LGBTI ucraina: ”Malati di mente immorali, clown e degenerati saranno equiparati a coloro che hanno onore e dignità, rispetto e amore per il prossimo, nonché ai soldati che hanno dato la vita e la loro salute per proteggere la pace nel Paese”. Olena Semenova dell’organizzazione del Kiev Pride ribatte: “Noi continueremo la nostra lotta anno dopo anno, spiegando perché i nostri diritti vengono costantemente violati”. Le autorità però non aiutano. Lo scorso marzo un gruppo di omofobi attaccò con pietre, petardi ed un allarme bomba un albergo di Leopoli durante l’Equality Festival. Le forze dell’ordine intervennero, facendo evacuare l’hotel e disperdendo i teppisti, ma nessuno fu arrestato, nemmeno multato. Si prevedono tensioni, a Kiev, durante il Pride. [Fonte: GayStarNews]
UNGHERIA – Il governo ritira proposta di legge che minaccia le unioni civili
All’interno di un programma di riforme sul bilancio del 2017, il governo magiaro aveva proposto un piccolo ma pericoloso emendamento alla legge sulle unioni civili, che nel paese è in vigore dal 2009. Se l’emendamento fosse stato accolto avrebbe messo a repentaglio non solo la reversibilità della pensione e la stepchild adoption, ma anche ulteriori sgravi fiscali che sarebbero tornati ad essere appannaggio esclusivo delle coppie sposate (quindi soltanto eterosessuali, in quanto la nuova costituzione del 2011 prevede l’istituto del matrimonio soltanto tra persone di sesso opposto). L’Alleanza LGBT ungherese ha prontamente denunciato l’emendamento di cui János Lázár (Ministro della Presidenza del Consiglio) ha dapprima negato l’esistenza, e a fine maggio la rettifica è stata ritirata dal Governo. Un successo per le associazioni LGBTI ungheresi, che avrebbero visto buona parte dei loro sforzi ventennali distrutti da un cavillo. [Fonte: 444.hu]
CILE – coppia lesbica potrà adottare una bambina
La psicologa Cristina Poblete (35 anni) e la kinesiologa Catalina Franco (37), entrambe alla loro prima relazione omosessuale, stanno insieme da quasi 12 anni. Al decimo anniversario decisero di rivolgersi al Sename (Servicio Nacional de Menores) per poter adottare una bambina, e dopo un anno di colloqui ed esami sono state dichiarate idonee. Adesso stanno aspettando l’arrivo di Paloma, e sono molto felici di contribuire al bene della propria società, prima di tutto a partire dal fatto che hanno scelto l’adozione: “Abbiamo deciso di escludere l’inseminazione artificiale, perché abbiamo sempre pensato che nostra figlia c’è, e ci aspetta.
Non ha senso portare più bambini al mondo se già esistono e hanno solo bisogno di genitori che li amino e li accolgano – dicono al media indipendente cileno El Desconcierto – e poi questo è anche un passo avanti per la nostra comunità in questo paese”. Proprio così: “Il caso di questa coppia è una testimonianza importantissima che contribuirà ad abbattere i pregiudizi contro l’omogenitorialità ed esporrà l’ipocrisia delle leggi vigenti, in quanto solo una delle partner verrà riconosciuta come madre nonostante entrambe le donne siano state dichiarate idonee all’adozione e trattate fin dal primo momento come coppia”, afferma Daniela Andrade, portavoce di Movilh (Movimento di Integrazione e liberazione omosessuale). [Fonte: t13.cl]
INDONESIA – Collettivi LGBTI sotto attacco
L’indonesia si considera un paese molto avanti in fatto di diritti, eppure questi ultimi mesi hanno visto molte restrizioni, subite soprattutto dalla comunità LGBTI locale. “Non è uno scherzo, davvero non ci sentiamo sicuri” dice la presidente di una delle principali associazioni, Arus Pelangi. Dall’Ordine degli Psichiatri Indonesiano che afferma che l’omosessualità e la transessualità sono disordini mentali, all’hashtag #tolakLGBT (respingi gli LGBT) che diventa trend su twitter, fino ad arrivare a ronde omofobe che irrompono in abitazioni private in cerca di coppie omosessuali, c’è molto di cui parlare, peccato che i media nazionali non ne diano l’opportunità. È infatti da febbraio che i temi che riguardano la gay community sono praticamente spariti dai media di stato “per proteggere i bambini”, dicono autorevoli fonti come Republika, giornale conservatore islamico. Nelle ultime settimane anche le forze dell’ordine hanno dato il loro contributo, interrompendo celebrazioni dedicate alla Giornata Internazionale contro l’omotransfobia e iniziative culturali a sfondo LGBTI. Ciliegina sulla torta: la regione a statuto speciale dell’Aceh applica la legge della shari’ah, che prevede frustate per tutti coloro i quali dovessero comportarsi in modo ritenuto immorale. Paradossalmente, alle persone transessuali è riconosciuta maggiore sicurezza in quanto considerate come esseri speciali da alcune tradizioni tribali. Detto questo, la comunità arcobaleno indonesiana non si arrende, ma invoca sostegno internazionale che faccia pressione sul nuovo governo di Joko Widodo, da molti accusato di essersi dimenticato di mantenere le promesse di progresso civile e sociale. [Fonte: Arus Pelangi]
ISRAELE – Folla di oltre 200.000 persone al Pride di Tel Aviv – scorta per Amir Ohana, politico omosessuale di destra
Il Tel Aviv Pride 2016 si è concluso in festa ma con qualche tensione, secondo quanto riporta il Times of Israel. Presentissimo infatti il dibattito politico, che ha visto il parlamentare di destra apertamente omosessuale Amir Ohana partecipare accompagnato da una scorta per via di minacce che avrebbe ricevuto prima dell’evento. Secondo alcune indiscrezioni (tutte di destra) le minacce sarebbero arrivate da alcuni membri della stessa comunità LGBTI, ma non si esclude la matrice religiosa (sia islamica che ebraica). Ohana è considerato un personaggio controverso: primo – e al momento unico ad aver fatto coming out all’interno del partito conservatore di destra Likud (oggi al governo), convive col compagno Alon Hadad, con cui ha due figli – un maschio e una femmina – entrambi nati con la gestazione per altri nello stato dell’Oregon, USA. Non si è mai ritenuto “di sinistra”, ha proposto un allargamento degli aventi diritto al porto d’armi al fine di “promuovere la sicurezza nelle strade” ed è in coalizione con alcuni partiti decisamente a sfavore dei diritti LGBTI. Altri suoi colleghi della Knesset tra cui Zehava Gal-On, la leader del partito di sinistra Meretz, hanno approfittato dell’occasione per criticare l’operato del Governo che continua a discriminare la comunità LGBTI israeliana dando però un’immagine del tutto diversa nella comunicazione con l’estero. E nonostante il traffico deviato, le svariate centinaia di poliziotti in allerta, i volontari sfiniti e qualche oppositore la parata a chiusura del festival cominciato il 29 maggio è piaciuta: le stime parlano di oltre 180.000 locali e circa 30.000 turisti. Fil rouge di quest’anno, le donne come promotrici del cambiamento, con un minuto di silenzio dedicato a Shira Banki, ragazza sedicenne accoltellata a morte dall’ultraortodosso Yishai Schlissel durante il Jerusalem Pride del 2015. [Fonte: Times of Israel]