“Questo non è l’ufficio delle unioni civili. Ma l’ufficio delle unioni tra froci” è l’ingiuriosa frase pronunciata ieri da un dipendente dell’ufficio anagrafico di Pomezia.
A denunciare la vicenda sono Walter Castaldi e Angelo Carboni, unitisi civilmente lo scorso 3 agosto: “Eravamo in fila perché dovevo rifare la carta di identità -ha raccontato Walter ai microfoni di RomaToday– poi un utente ha chiesto una informazione ed ecco la frase omofoba”. Increduli, i due hanno cercato di parlare prima con il dipendente, che nel frattempo si era allontanato, e poi con un responsabile. L’esito, però, non è stato quello sperato: “C’era tanta rabbia e ho preferito non fare sceneggiate” ha ammesso il neosposo. “Arrivato a casa -prosegue il resoconto- ho inviato una mail all’Ufficio per le Relazioni col Pubblico di Pomezia e poi ho contattato l’associazione Mario Mieli”.
In serata, il primo cittadino di Pomezia, Adriano Zuccalà (M5S), è intervenuto in difesa della coppia: “Ho avuto il piacere di sentire al telefono Walter con il quale mi sono scusato a nome dell’amministrazione comunale” ha dichiarato in una nota. “Non concepisco -ha aggiunto- come si possa ancora oggi fare discriminazioni di qualsiasi tipo e mi impegnerò personalmente a fare luce sulla vicenda”.
Per prevenire simili episodi in futuro, il sindaco ha quindi annunciato che l’amministrazione avvierà “Un percorso di formazione dei dipendenti pubblici finalizzato all’assimilazione dei fondamentali diritti umani e delle diverse forme di discriminazione”.
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