Radio Globo torna a far parlare di sé, per il suo linguaggio ai limiti della civiltà. Già in passato l’emittente radiofonica, proprio nella trasmissione Morning Show condotta da Massimo Vari e Roberto Marchetti, si era “distinta” per alcune frasi misogine dei due presentatori contro un’utente che ne aveva sottolineato il linguaggio sessista e poco rispettoso. A questo giro tocca agli omosessuali: «Due uomini che si baciano mi fanno schifo» ha sentenziato Marchetti, durante la puntata del 7 settembre.
Ripreso da un’ascoltatrice – tale Nunzia – durante la giornata, Marchetti non solo ha minimizzato l’accaduto – ritornando sul fatto che vedere due uomini che si baciano provocano in lui ribrezzo – ma ha preso in giro la giovane donna, ribadendo che è una questione di gusti personali. Quando Nunzia gli ha fatto presente che questo tipo di affermazioni possono esacerbare violenze contro chi va in giro per strada, mano nella mano, la risposta è stata «forse questo lo farai tu». Infine, quando la ragazza ha fatto notare che nessun gay direbbe “che schifo” all’indirizzo di una coppia etero, la risposta è stata: «E sti cazzi?»
Le dichiarazioni dello speaker radiofonico, che possono essere ascoltate on line sul sito della radio, hanno suscitato in queste ultime ore le reazioni della comunità Lgbt romana. «Bello sapere che nel 2018» denunciano i Sentinelli di Roma «un conduttore radiofonico si permetta di dire certe cose». L’associazione fa notare, inoltre, il clima di connivenza da parte della stessa Radio Globo: «Il vero problema» leggiamo ancora sulla pagina Facebook «è che la radio tutta non prenda nessun provvedimento non ne prende nemmeno le distanze, anzi sembra quasi difenderlo!»
Ancora più duro l’affondo del Circolo di Cultura omosessuale Mario Mieli: «Nel nostro Paese purtroppo oggi finire sul giornale è merce a buon mercato» dichiara l’associazione romana, «basta prendersela con qualche minoranza a caso e non importa se il prezzo di quei 5 minuti scarsi di visibilità è colpire chi magari proprio in quelle ore stava raccogliendo il coraggio per fare coming out con la propria famiglia». Nei confronti di Marchetti, continua il Mieli «umanamente, ci viene voglia di chiedere un silenzio compassionevole per la vuotezza di cui si è reso rappresentante, non solo con quella frase inutilmente cattiva ma anche con le successive reazioni, quasi a compiacersi della sua battuta pre-adolescenziale».
«Discorso a parte merita Radio Globo, l’editore di questo fenomeno dei giorni nostri» possiamo leggere ancora, sempre su Facebook. «La stessa Radio Globo che ci ha chiesto di essere media partner dell’ultimo Roma Pride ma che oggi, non solo tace, ma con post disarmanti nei suoi canali social sembra intenzionata a rimarcare e approvare le “virtuose gesta” del suo conduttore. Ovviamente questo gravissimo episodio interrompe, da parte nostra, qualsiasi possibile partnership con Radio Globo». Infine, l’associazione offre del Plasil al conduttore e a chi la pensa come lui: «Non curerà certo la loro omofobia» leggiamo «ma siamo sicuri che li aiuterà ad evitare di vomitare ancora stupidi insulti verso le altre persone!»
«Quando Radio Globo si è offerta come media partner del Roma Pride» dichiara Sebastiano Secci, portavoce del Roma Pride «eravamo felici che una radio generalista si impegnasse a divulgare i valori del Pride. Per questo la vicenda ci ha provocato delusione e rabbia, non solo per la gravissima affermazione del conduttore ma anche, e soprattutto, per il silenzio colpevole dell’editore». E continua: «Nel merito della vicenda ci dispiace dover spiegare a professionisti che lavorano nel campo della comunicazione che la libertà di espressione non è libertà di insulto e che si esercita contro chi è detentore di potere, non contro le minoranze oppresse della società. Questa è solo vigliaccheria che qualifica chi se ne rende autore e complice».
Al di là della gravità della vicenda, di per sé squallida – in linea con l’imbarbarimento collettivo che sta vivendo l’Italia da qualche tempo – emerge un ulteriore elemento di criticità: la scarsa capacità da parte di Marchetti, e della stessa Radio Globo, di capire che certe affermazioni creano, volenti o nolenti, disprezzo e intolleranza nei confronti di intere categorie. Poi va da sé, stiamo parlando di chi, per controbattere a un’ascoltatrice che lamentava la misoginia del presentatore, si cimentò nel brano Andiamo ad abbaiare, in cui si riducevano le donne a cagne. Segno evidente che non tutti hanno le dovute competenze per accedere ai media, nuovi o tradizionali che siano. Soprattutto se li usano, più o meno inconsapevolmente, per veicolare disprezzo e violenza verbale.
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