Se fino ad oggi la sindaca di Roma, Virginia Raggi, si è rifiutata di riconoscere le famiglie arcobaleno, adesso sarà costretta a farlo. Almeno per una di loro composta da due mamme e dalla loro bambina.
Il Tribunale di Roma, infatti, ha accolto il ricorso di due mamme che chiedevano di modificare l’atto di nascita della loro bambina indicando anche la madre sociale.
Le due donne, nel 2017 si recano in Spagna per accedere alla procreazione medicalmente assistita e avere una figlia. In Spagna, infatti, la tecnica è permessa anche alle coppie di donne e alle donne single. Ad ottobre, la piccola viene al mondo. Le ragazze sono di Cerveteri dove non c’è un ospedale. Quindi D. partorisce a Roma. Per una regola degli ospedali romani, però, non è possibile portare un neonato a casa se prima non viene registrato all’anagrafe. Per questo la piccola viene registrata a Roma, ma con una sola madre: quella che l’ha portata in grembo. Dell’altra, che insieme alla compagna l’ha desiderata fin da subito e si è assunta la responsabilità genitoriale, non c’è traccia.
D. e G., quindi, si rivolgono al loro comune di residenza: Cerveteri. G. dichiara davanti all’ufficiale di stato civile, il sindaco Alessio Pascucci, di riconoscere la piccola come sua figlia. Il Comune di Cerveteri manda l’atto di riconoscimento al Comune di Roma. E’ il Campidoglio, infatti, che deve modificare l’atto di nascita, perché lì è stato formato.
Roma, però, si rifiuta. Ed è a quel punto che le due mamme decidono di rivolgersi al Tribunale per vedere riconosciuta la loro famiglia e, soprattutto, per tutelare la figlia.
E il Tribunale di Roma, con le giudici Filomena Albano e Marta Ienzi, dà loro ragione: il Campidoglio deve modificare l’atto di nascita della bambina includendo entrambe le mamme.
“L’ufficiale di stato civile che riceve una richiesta di annotazione da altro ufficiale dello stato civile che abbia iscritto la dichiarazione di riconoscimento – scrive la presidente del Tribunale Ienzi – non può effettuare una autonoma e diversa valutazione ma deve limitarsi a eseguire l’annotazione dell’atto stesso”.
Roma, quindi, non poteva rifiutarsi di annotare la seconda mamma come chiesto con l’atto arrivato da Cerveteri.
Grande soddisfazione esprime l’avvocato della coppia Michele Giarratano, del Gruppo legale di Famiglie Arcobaleno. “E’ una decisione molto importante che sono sicuro impatterà sui diritti di tantissime bimbe e bimbi nati a Roma – sottolinea Giarratano – a cui il Comune ha negato fino ad oggi diritti. Questo risultato mi rende dunque particolarmente felice e orgoglioso. E ringrazio il prof. Angelo Schillaci che mi ha supportato in questa lunga e difficile impresa, che si è conclusa con un bel lieto fine”.
“E’ un’ottima notizia, per le due mamme, la bambina e per tutte le nostre famiglie – commenta Gianfranco Goretti, presidente di Famiglie Arcobaleno -. Ma allo stesso tempo siamo stufi. Siamo stufi di doverci rivolgere ai tribunali per potere avere la responsabilità genitoriale delle nostre figlie e dei nostri figli. Siamo stufi di sperare di trovare giudici illuminati. Siamo stufi di affrontare lunghi e complessi iter giudiziari e di dover sottoporre i nostri figli ad analisi di psicologi, assistenti sociali e giudici come nei casi di stepchild adoption”.
“Ora, veramente, basta – conclude -. Ormai sono migliaia le figlie e i figli di coppie dello stesso sesso. I gay, le lesbiche, le persone bisex non smetteranno di fare figli, che piaccia o no a chi continua a negare tutele a questi bambini. La politica smetta di essere cieca e ipocrita”.
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