Come ogni anno dal 2009, a ridosso della Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia, la lesbofobia e la transfobia, Ilga Europe ha diffuso la mappa che definisce il livello dei diritti delle persone LGBT+ nel continente Europeo. In generale, secondo l’organizzazione, si registrano dei passi avanti in diversi paesi nel tentativo di colmare i vuoti che ancora esistono sull’uguaglianza delle persone LGBT+.
Ma non ci sono solo buone notizie. “Di contro – si legge nella nota diffusa dall’organizzazione – alcuni paesi che una volta erano un faro in tema di diritti delle persone LGBTi stanno scivolando verso il basso, mentre in altri si rischia di seguire quei precedenti in cui i diritti LGBTI sono stati strumentalizzati a scopo politico”.
Rainbow Map: chi sale
A fare passi avanti la Danimarca che ha colmato dei vuoti nella legislazione. Trattamenti paritari sono previsti in ambito sanitario, educativo, lavorativo, nei servizi. Nel codice penale dove l’orientamento sessuale, l’espressione di genere, l’identità di genere e le caratteristiche sessuali sono state inserite come aggravanti nei crimini di odio. L’Islanda ha previsto per legge la genitorialità trans, la Germania ha vietato le mutilazioni genitali sulle persone intersex e la Francia ha approvato una legge contro le terapie riparative. Anche la Grecia, la Lituania, la Lettonia, la Serbia, la Slovacchia e la Slovenia hanno fatto dei passi avanti per colmare il gap tra l’Est e l’Ovest dell’Europa.
Il Regno Unito e gli altri che scendono
Di contro il Regno Unito è sceso dalla decima alla quattordicesima posizione del Rainbow Index. L’attuale impianto legislativo, infatti, si è dimostrato inefficace davanti all’intensificarsi della transfobia nella politica e sui media. Inoltre il governo non ha mantenuto la promessa di vietare le terapie riparative. Scendono verso il fondo della classifica, se consideriamo i soli paesi dell’Unione Europea, anche Bulgaria, Romania e Polonia.
“Nonostante un nuovo dinamismo che stiamo vedendo chiaramente, la situazione rimane fragile” spiega Katrin Hugendubel, Advocacy Director di Ilga Europe. “Una spirale discendente di politica ostile discorso, stagnazione legislativa e, in alcuni paesi, anche il ritiro dei diritti e delle libertà LGBTI è preoccupante. Paesi come la Bulgaria e la Romania stanno scendendo in classifica, sempre più vicini alla Polonia, che è proprio in fondo nell’Unione europea.”
L’Ucraina sulla Rainbow Map
L’Ucraina è salita di un posto nella Rainbow Map a causa della rimozione delle restrizioni sulle donazioni di sangue per gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, entrata in vigore a Giugno 2021. Prima dell’inizio della guerra c’era un cauto ottimismo da parte degli attivisti LGBTI ucraini sulla volontà espressa da alcuni politici di discutere i diritti delle persone LGBTI. “L’auspicio – spiega Ilga-Europe – è che, anche dopo la guerra, questa rimanga una base su cui costruire un quadro legislativo che tuteli tutti i suoi cittadini, e una società che valorizzi le persone LGBTI come parte della società democratica”.
L’Italia due posizioni più in alto, ma ancora fanalino di coda
Nonostante quello che è successo con il ddl Zan contro l’omolesbobitransfobia, l’abilismo e il sessismo, l’Italia guadagna due posizioni. Passiamo dalla 34esima posizione su 47 paesi esaminati del 2021 alla 32esima, a pari merito con la Georgia, con una percentuale pari al 25%. A fare la differenza, rispetto allo scorso anno, il solo fatto che una legge contro i discorsi di odio sia arrivata in Parlamento. Rimane il fatto che l’Italia è dopo la Macedonia del Nord, la Repubblica Ceca, l’Ungheria, il Kosovo, la Bosnia e la Serbia, solo per citare alcuni paesi. Guida la classifica, per l’ennesimo anno, Malta con una percentuale pari al 92%, mentre in ultima posizione troviamo la Turchia (4%) e l’Arzebaijan (2%)