Ascoltando tutti i giorni le notizie riguardanti la pervicace omobilesbotransfobia che inquina la nostra società, viene da chiedersi come facciano le persone Lgbt+ a non rimanerne schiacciate.
In realtà l’elemento che può intervenire per impedire che eventi traumatici (reali e/o percepiti) portino ad una patologia mentale o a stati persistenti di sofferenza è quella capacità che in psicologia viene definita resilienza. Il termine arriva dal lessico dell’ingegneria e indica la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
Cos’è la resilienza
In psicologia il termine resilienza indica la capacità di un individuo di affrontare un evento traumatico, uscendone rinforzato. Il fatto stesso di essere riuscito a superare quel fatto incrementa la fiducia in se stesso. Questo permette alla persona di riorganizzare in modo più funzionale e adattivo la propria vita.
Su queste basi alcuni studi (Riggle e al., 2008; Meyer, 2010; Newcomb & Mustanski, 2011; Dziengel, 2011) hanno rilevato su una parte della popolazione Lgbt+ livelli di soddisfazione molto alti e un modello stabile di funzionamento sano. Hanno quindi esplorato quali potessero essere gli elementi positivi che portano le persone Lgbt+ ad adattarsi efficacemente ad un contesto omobilesbotransfobico.
Appartenere ad una comunità
Il fatto di sentirsi parte di una comunità di persone che vivono la stessa condizione, permette di ricevere una potente energia. Ed è proprio questa energia che influenza poi il modo di relazionarsi col mondo esterno. Nel confronto stretto con persone che lottano contro le stesse ingiustizie si crea uno spazio di condivisione forte. Un ambito in cui migliorare se stesse e se stessi e cercare di costruire una società migliore.
Creare famiglie di scelta
Avendo spesso ricevuto poco o nessun supporto dalle famiglie d’origine, le persone Lgbt+ creano delle “famiglie di scelta”, basate su legami molto più solidi che il semplice vincolo di sangue. Queste famiglie sono formate dagli o dalle attuali partner (spesso anche dai precedenti), dagli amici e dalle amiche (dentro e fuori la comunità Lgbt+) e da alcuni membri selezionati della famiglia di origine.
Libertà dai ruoli di genere
Gay, lesbiche, bisex, trans ecc rimangono, ancora, fuori da un immaginario socialmente condiviso fondato su relazioni eterosessuali e su rigidi ruoli di genere. Questo fa in modo che le persone Lgbt+ si trovino “costrette” ad esplorare senza pregiudizi il proprio modo di essere uomini e donne. Dopo un iniziale spaesamento, questa esclusione dona loro la possibilità di essere maggiormente autentiche. Questo senso di libertà non rimane chiuso solo dentro le scelte riguardanti un singolo ambito (come quello relazionale).
Avendo già una volta disatteso le aspettative sociali, posso fare scelte maggiormente libere da pregiudizi in tanti ambiti della loro vita (lavoro, genitorialità, stile di vita, vestiario, ecc…). Ad esempio essendoci meno pressione sulle persone Lgbt+ ad avere figli, la scelta di averli o meno può rappresentare un processo decisionale più sano e consapevole.
Questo influenza anche i ruoli all’interno delle coppie, che sono tendenzialmente relazioni egualitarie con meno conflitti di potere.
Esplorazione della sessualità e delle relazioni
Anche forme più libere di sessualità e relazione vengono più facilmente prese in considerazione dalle persone Lgbt+. Proprio perché meno legate alle convenzioni sociali che impongono una visione unica di una relazione sana esclusivamente monogamica o di una sessualità “consona”, le persone Lgbt+ possono sperimentare nuove forme di relazioni.
Autonomia del giudizio
Le persone Lgbt+ sono state obbligate a mettere in discussione quello che la società pensa di negativo sulla omosessualità o la transessualità. Per questa ragione hanno spesso elaborato un modo molto personale di giudicare le altre questioni che la società considera tabù, decidendo di volta in volta in autonomia cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.
Essere modelli di ruolo
Spesso accade che le persone Lgbt+ che hanno fatto un percorso di accettazione e coming out poi sentano il bisogno di diventare modelli per altre persone gay, lesbiche, trans o bisessuali nei propri luoghi di appartenenza (lavoro, amicizie, ecc…). Questo sentimento favorisce una percezione di sé positiva e un accrescimento della propria autostima.
Questi sono solo alcuni degli elementi positivi che sono emersi nelle ricerche a cui abbiamo accennato. Sono quegli aspetti su cui le persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali possono contare per sostenere gli urti che un contesto omobilesbotransnegativo può produrre nella loro psiche.
(Alessandro Loforte è psicologo – psicoterapeuta ed esercita la libera professione da oltre dieci anni a Bologna presso lo studio “Il Melograno“)