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Rete Lenford lascia il tavolo di Spadafora: ennesima bocciatura al governo

Continua a sgretolarsi il tavolo voluto da Spadafora “per la promozione dei diritti e la tutela delle persone Lgbt”. Dopo il Circolo Pink di Verona è arrivato il turno di Rete Lenford, l’Avvocatura per i diritti Lgbti, che in un suo comunicato stampa annuncia di voler interrompere la partecipazione all’iniziativa del sottosegretario grillino, avviata il 22 ottobre scorso.

Le parole della presidente, Miryam Camilleri

«La decisione si è determinata per coerenza rispetto alla storia e allo Statuto dell’associazione» dichiara, nel comunicato Miryam Camilleri, la presidente. «Da sempre abbiamo messo a disposizione le nostre competenze di tutti coloro che nelle istituzioni, nei partiti e nelle realtà associative, condividono il nostro stesso obiettivo. Con questa stessa disponibilità avevamo accettato l’invito del Sottosegretario Spadafora, nella speranza che fosse il segnale della volontà del Governo di cambiare rotta in merito ai diritti delle persone Lgbti. Purtroppo quanto è accaduto e quanto continua ad accadere ci ha convinti che ci sbagliavamo».

Un tavolo smentito dall’azione di governo

E quanto è accaduto è sotto gli occhi di tutti e tutte: dal «progetto di imporre sui documenti dei bambini l’indicazione di padre e madre, anche quando i loro genitori sono dello stesso sesso» alle parole del «Ministro per la famiglia» che «nella sua risposta all’interrogazione n. 3-00351 ha radicalmente negato il valore delle numerose sentenze di merito e di legittimità in materia di genitorialità delle persone lesbiche e gay, al cui sviluppo Rete Lenford ha notevolmente contribuito sia sul piano teorico sia sul piano giudiziario».

Il riferimento al decreto sicurezza

Questi fatti, si legge ancora, «considerati nel loro insieme, restituiscono una visione ideologica della società che ignora i dati giuridici a partire dai principi fondamentali della nostra Costituzione e che mostra sul piano politico le reali intenzioni del Governo, espresse anche in altri ambiti». Il riferimento al decreto sicurezza è più che esplicito: decreto «che ha modificato radicalmente la disciplina dell’asilo, dell’immigrazione, dell’accoglienza e della cittadinanza, a discapito anche delle persone omosessuali in fuga da paesi che li perseguitano».

Una bocciatura al governo del cambiamento

Insomma, una bocciatura senza mezzi termini nei confronti dell’azione di governo, come si sottolinea nello stesso comunicato, in cui si scomoda anche il disegno di legge voluto dal senatore Pillon. «Sono tutte questioni» dichiara ancora Camilleri «che ci riguardano in primo luogo come cittadine e cittadini che hanno a cuore la tutela dei diritti fondamentali, rispetto ai quali non si possono operare categorizzazioni». Da qui, la decisione di lasciare il tavolo.

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