All’inizio di quest’anno, abbiamo affrontato in una guida in due parti il tema del riconoscimento anagrafico della doppia maternità. Nella prima parte della guida abbiamo affrontato la base giuridica del riconoscimento della doppia maternità, ovvero la legge 40 del 2004. Nella seconda parte, invece, abbiamo illustrato la giurisprudenza in sostegno del riconoscimento, il pericolo di ricorsi e le modalità con cui i comuni procedono (o in molti casi procedevano, si legga oltre) con il doppio riconoscimento.
LA PRONUNCIA DELLA CORTE DI CASSAZIONE
Proprio nella seconda parte anticipavamo che si attendeva nei mesi successivi la pronuncia del tema della Cassazione, che in qualche modo sarebbe stato uno spartiacque. In aprile la Cassazione si è pronunciata sul tema e, purtroppo, l’esito è stato negativo, poiché la suprema corte ha affermato che non è possibile registrare la doppia maternità di un bimbo nato in Italia in assenza di una legge specifica, e che non si può dunque dare una lettura estensiva alle coppie lesbiche della legge 40.
COSA E’ CAMBIATO DOPO LA SENTENZA DI CASSAZIONE?
I riflessi della sentenza di Cassazione, purtroppo sono stati immediati. La quasi totalità dei Comuni che fino a quel momento avevano proceduto al riconoscimento della doppia maternità, infatti, da aprile ha smesso di procedere in tal senso. Tra questi basti citare il comune più grande, Milano, che fino a quel momento aveva fatto decine e decine di riconoscimenti di doppia maternità. Ad oggi sono davvero pochissimi i comuni che continuano a procedere e quei pochi che lo fanno, tranno rare eccezioni (come il caso del comune di Crema e della sua Sindaca), lo fanno senza darne visibilità.
A rischio gli altri casi di riconoscimento
La sentenza di Cassazione ha inoltre messo a rischio di possibili ricorsi anche i riconoscimenti fatti fino ad allora, e proprio a luglio ad esempio il Tribunale di Parma, sulla base di quella sentenza, ha annullato i riconoscimenti fatti nel dicembre 2018 dal sindaco Pizzarotti. In una situazione del genere, dunque, diventa ancora più importante procedere con estrema cautela nel riconoscimento anagrafico della doppia maternità, facendosi assistere da un legale esperto in queste tematiche e verificando di avere tutti i requisiti e la documentazione necessari nel (malaugurato) caso in cui ci dovesse essere un ricorso in Tribunale contro il riconoscimento fatto.
IL TRIBUNALE DI BRESCIA APRE UNO SPIRAGLIO
In una situazione divenuta tanto scura per i diritti delle mamme arcobaleno e dei loro figli, uno spiraglio è stato aperto però nei giorni scorsi dal Tribunale di Brescia che nel decidere di alcuni riconoscimenti di doppia maternità ha sconfessato la Corte di Cassazione (contestando puntualmente i contenuti delle sentenze di aprile) e aprendo un piccolo varco che, si spera, venga seguito da numerosi sindaci che si sono tirati indietro nei mesi scorsi e, soprattutto, da molti Tribunali e molte Corti d’Appello, di modo che la questione torni in Corte di Cassazione e si abbia un finale diverso.
Avv. Michele Giarratano – IG: @2kids2dads
(Gay Lex e gruppo legale Famiglie Arcobaleno)
per maggiori informazioni e chiarimenti scrivete a info@gaylex.it