Una corte russa ha definito “illegale” che il licenziamento di una donna trans dal proprio posto di lavoro. Una sentenza storica per il popolo russo Lgbtqi ma non solo
Anna Grigoryeva era stata licenziata dopo 10 anni di lavoro in una stamperia prima della sua transizione. Siamo nel 2017 quando Anna confessa ai suoi datori di lavoro di identificarsi come donna. Viene perciò licenziata in tronco. Il datore di lavoro ha dichiarato di averla licenziata perché per legge, quella mansione è destinata soltanto agli uomini.
In Russia infatti il governo ha adottato nel 2000 una risoluzione che vieta alle donne di lavorare in più di 35 industrie. Il divieto si estende poi per 450 lavori specifici considerati come troppo “pericolosi” e “rischiosi” per le donne.
Adesso grazie alla corte distrettuale di Frunze tutto potrebbe cambiare. Il giudice ha stabilito la riassunzione di Grigoryeva e ha inoltre condannato l’azienda a pagare 10,000 rubli ($155) per danni morali e un milione e ottocentomila rubli ($27,800) di salari arretrati.
Il legale di Grigoryeva, l’avvocato Maksim Olenichev, ha definito alla testata russa RFE/RL la sentenza come “storica”.
“Per la prima volta in Russia, una persona transgender è riuscita a difendere il proprio diritto al lavoro di fronte a una corte di giustizia,’ ha dichiarato.
Ksenia Mikhailova, un’avvocata che si occupa di questioni Lgbtqi per il gruppo, ha allargato il campo: “Questa non è soltanto una sentenza storica per le persone trans, ma anche per tutte le donne a cui è stato imposto un limite alle proprie aspirazioni professionali”.
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