Le dichiarazioni del ministro della Famiglia e Disabilità Lorenzo Fontana hanno provocato molte polemiche al punto che, sollecitato dai giornalisti, anche il suo leader, nonché neo ministro all’Interno Matteo Salvini è intervenuto.
A margine delle celebrazioni per il 2 giugno, Salvini ha detto di aver letto l’intervista rilasciata da Fontana al Corriere. Secondo la sua lettura “non è contro” le unioni civili o l’aborto. “Io l’ho letta – dice Salvini a FanPage – difende il concetto di mamma e papà, senza togliere niente a nessuno. Un bambino ha bisogno di una mamma e di un papà”. Un tentativo di togliere le castagne dal fuoco al collega di governo che però non fa altro che confermare le cose dette da Fontana.
Il ministro della Famiglia, infatti, non ha neanche accennato alle unioni civili, ma ha negato l’esistenza delle famiglie arcobaleno. Per altro, come ha ricordato la senatrice Cirinnà, la legge sulle unioni civili parla espressamente di “vita familiare”. Le dichiarazioni di Fontana, insomma, e le precisazioni di Salvini non fanno sperare sulle prossime scelte proprio in tema di famiglie. “Unioni civili e aborto non sono leggi in discussione” afferma il leader della Lega. E poi precisa che questi temi non sono nel Contratto di governo.
Alle insistenze dei cronisti, il leader della Lega, ora anche vicepremier e ministro dell’Interno, chiude la questione dicendo: “Abbiamo detto che cambieremo la legge sull’aborto? No”.
No, non è stato detto. Ma la storia della 194 e dei consultori insegna che una legge può essere ostacolata e svuotata con le pratiche quotidiane e con un’applicazione ideologica. Come quella che ha permesso che interi ospedali fossero rivi di medici non obiettori, costringendo le donne che volevano abortire a cambiare ospedale quando non, addirittura, regione.
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