Nel suo romanzo Sofia si veste sempre di nero, l’autore Paolo Cognetti fa dire a una delle sue protagoniste: «Lo sai che cos’è la nascita? È una nave che parte per la guerra». Questa frase potrebbe riassumere egregiamente la storia portata in scena ne Le scoperte geografiche – con Michele Balducci e Daniele Gattano, per la regia di Virginia Franchi, in scena al Brancaccino di Roma da ieri, fino al 5 marzo* – dove la guerra altro non è che l’intrecciarsi delle vicende di Ferdi e Cris, e dove la nascita è quella del loro amore, che ripercorre il fluire del tempo.
Un viaggio, nel tempo
Se volessimo paragonarlo a un quadro, sarebbe Le tre età dell’uomo di Giorgione. Altrettanti sono i momenti in cui i due personaggi si incontrano, dall’adolescenza alla vecchiaia, passando per l’età adulta. Contrariamente al dipinto, tuttavia, non sarebbero i toni scuri dello sfondo a dominare la scena, ma il gioco di luci che adatta sapientemente una scenografia essenziale, ma molto suggestiva, a una storia vibrante, densa di emozioni e sentimenti. Dalla fanciullezza – in cui la vita è leggera, come il vento che si trasforma in una tempesta marina – all’andare dei giorni, quando ci si pone di fronte al fragore di interrogativi più grandi di noi, che irrompono come il rumore di un temporale. Fino all’autunno finale, quando si spengono le luci e cala il sipario.
In viaggio, verso noi stessi
Bello, ancora, il gioco di metafore e di rimandi interni. I tre episodi in cui si divide la pièce riprendono il linguaggio marinaresco. Si ambientano dapprima su una nave che ci introduce alla vastità dell’oceano, ripresa di quell’adesione totale alla vita che è l’adolescenza. Poi si arriva al “porto sicuro” delle certezze dell’adulto, fino alla zattera a cui ci aggrappiamo, quando ogni speranza sembra perduta. Ma è davvero perduta ogni speranza, siamo davvero naufraghi in una vita senza amore? Interrogativi per niente scontati, affrontati con tocco delicato in un testo di grande perizia letteraria.
La poesia della vita
E poi ci sono le rime. In rima parlano i protagonisti quando si accende l’amore, come se la lingua divenisse un fuoco – ricordate l’Ulisse dantesco e la favella che fa tremolare la fiamma in cui è rinchiuso? – che arde di giochi sillabici, che fa scoppiettare le parole, che trasmigra nei corpi, accendendoli in una danza di allusioni erotiche. Che ci ricorda che innamorarsi è qualcosa che trova le sue ragioni nella poesia della vita.
Perché andare a vederlo
Per cui se andate a vederlo – e datemi retta: andate a vederlo! – preparatevi ad un viaggio che arriva a toccare corde interiori profondissime, su ciò che (non?) siamo stati, sulle scelte che facciamo, sul coraggio che ci vuole a far risalire l’ancora e salpare per la vita, con tutto quello che questa scelta, quotidianamente, comporta.
*Grazie alla media partnership, per chi ci segue è previsto uno sconto sul biglietto: 11:50 € invece di 15:50 €. Per accedere alla promozione, contattare il Brancaccino al numero 06 80687231, dicendo di essere lettori e lettrici di Gaypost.it.
(foto di copertina di Manuela Giusto)