Uno studio condotto da un professore di sociologia della Pennsylvania State University, Daniel DellaPosta, dimostrerebbe che avere un amico lgbt+ rende persone più aperte sul fronte dei diritti e più di mentalità aperta e accogliente.
Usando dati raccolti tra il 2006 e il 2008 e lo United States General Social Survey (GSS), DellaPosta ha dimostrato che frequentare persone lgbt+ cambia le attitudini culturali.
Coloro che hanno risposto al GSS che avevano uno o più amici lgbt+ nel 2006 “hanno mostrato grandi cambiamenti verso una maggiore accettazione dell’omosessualità e il matrimonio gay tra il 2008 e il 2010”.
Tra le persone intervistate nel 2006, il 54 per cento aveva almeno un conoscente gay. Di questi, il 47 per cento ha riferito di avere un collega gay e il 31 per cento di avere un familiare omosessuale.
Il cambiamento è più pronunciato ed evidente quando la persona lgbt+ con cui si ha a che fare è un familiare che ha fatto coming out o una persona che si conosce da tempo il che dimostra che il legame preesistente facilita l’inclusione.
“Questa teoria è forse più eloquentemente espressa nella famosa esortazione di Harvey Milk ai gay e alle lesbiche di fare coming out con i propri amici, parenti e colleghi di lavoro per porre fine al pregiudizio” scrive il sociologo nel suo studio.
Gli effetti del contatto diretto con le persone lgbt+ si nota maggiormente tra “le persone più anziane o politicamente conservatrici”. Se nel 2006 erano contrarie al matrimonio tra persone dello stesso sesso, per esempio, negli anni successivi sono stati tra coloro che hanno cambiato più evidentemente idea dopo che un amico ha fatto coming out con loro.
Lo studio, naturalmente, non dice che questa teoria si applica a tutti i singoli casi di persone etero con amici lgbt, specialmente se la frequentazione è saltuaria.
“Ci sono chiare limitazioni alle analisi fatte qui – spiega DellaPosta – che rende quanto rilevato necessariamente provvisorio. Più in particolare, dovremmo chiederci se esista una selezione di base nel tipo di persone che riferiscono punti di vista relativamente negativi nei confronti dell’omosessualità all’inizio, ma segnala comunque una conoscenza gay”.
Lo stesso DellaPosta raccomanda più studi in questo campo, con particolare riguardo a come i cambiamenti di attitudine delle persone possono essere influenzati anche dai passi avanti fatti dalla popolazione in generale o da altri fattori.
D’altro canto, possiamo azzardare un’ipotesi: ora abbiamo la prova scientifica che tutti quelli che “ho tanti amici gay, ma” in realtà mentono spudoratamente.
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