La selezione di Gaypost.it per i libri che ci accompagneranno nelle prossime settimane, in attesa che la primavera finalmente arrivi – non avvertite la stanchezza per questo inverno che non vuol andar via? – include tre opere che hanno una pretesa: far riflettere. E vogliono far riflettere su tematiche attualissime, che vanno dalla politica alla critica letteraria. Passando per la narrativa. Perché anche quando la parola è usata per creare finzione – e quindi arte – è curativa. E allora, ecco i tre titoli che vi consigliamo.
Libere tutte, di Cecilia D’Elia e Giorgia Serughetti
Il primo titolo della nostra selezione è un libro che possiamo definire in un modo soltanto: femminista. E tocca il cuore della questione della libertà individuale. Ovvero, dell’autodeterminazione. E lo fa attraversando argomenti che risultano divisivi, nel mondo del femminismo del qui e ora, dove si scontrano due visioni della liberazione femminile. E quei conflitti sono affrontati nel libro di Cecilia D’Elia e di Giorgia Serughetti, Libere tutte (Minimum Fax, 2021). Ma quali sono i temi caldi che attraversano il femminismo? Matrimonio, aborto, velo, gestazione per altri, maternità. E molto altro ancora. Un libro importante perché non racconta solo un frangente dei movimenti di liberazioni, quali il femminismo appunto, e le contraddizioni che lo attraversano. Racconta la società – insieme al mondo – di oggi, dove quella libertà può essere messa a durissima prova.
«L’emergenza pandemica ha illuminato la sfera privata nelle sue contraddizioni, ha fatto risaltare il rimosso del lavoro domestico e riproduttivo, ha mostrato quanto lungo sia ancora il cammino della “rivoluzione antropologica” che il femminismo ha innescato» riportano le autrici, nella presentazione del volume. «Siamo di fronte al rischio che la crisi apra le porte a involuzioni autoritarie, ma anche all’opportunità di costruire nuovi modelli di solidarietà, inclusione e libertà. Nessun esito è scontato. Il futuro è nelle nostre mani».
Cosplaygirl, di Valentino Notari
Il tema dell’identità e del travestimento, ma non solo: un romanzo che racconta il proprio sé e quello altrui. Dall’incomunicabilità, perché ci si sente persone strane, all’accettazione. Piena, travolgente, appagante. Nata grazie all’incontro col proprio simile. Non è questa, forse, la parabola che si attraversa durante l’adolescenza? E no, non vale solo per le persone Lgbt+. È qualcosa che ci tocca, tutti e tutte, in modo diverso. Per questo il romanzo del cosplayer Valentino Notari, Cosplaygirl (Mondadori, 2021) merita di rientrare nella nostra selezione. Perché è una storia di ritrovamento del sé, di rimessa in discussione e di rinascita. Dopo essersi a lungo cercate. Ed è ciò che accade alla protagonista.
«Mi chiamo Alice» si presenta così «e trascorro buona parte del mio tempo libero a cucire costumi, costruire armature, acconciare parrucche, tutto per quelle poche e speciali giornate in cui posso trasformarmi nei personaggi dei fumetti, cartoni animati, film e videogiochi che amo. Perché? Il motivo è semplice: il cosiddetto “mondo reale” mi è sempre andato stretto». Ci ricorda qualcosa? E allora, in un viaggio che è riscoperta del proprio io più vero mettendo in scena identità fittizie, nell’abile gioco dell’emulazione e della verosimiglianza, rispetto al personaggio a cui si vuole somigliare, Cosplaygirl porta la protagonista a rivedere tutte le regole del gioco. A recuperare nuova identità, nuova speranza, nuove amicizie. Quella con Federica, “il suo angelo custode”, in particolare.
Canone ambiguo, di Luca Starita
Concludendo la nostra selezione, e a proposito di letteratura, è fondamentale porsi una domanda: esiste una produzione “omosessuale”? Oppure stabilire etichette, applicandole alle opere letterarie, è un tentativo di ingabbiare una complessità che sfugge qualsiasi tentativo di stabilire norme granitiche e delineate una volta per tutte? Il saggio di Luca Starita, Canone ambiguo – Della letteratura queer italiana (Effequ, 2021) prova ad andare oltre questa visione riduttiva e – se permettere – anche un po’ asfittica dei processi letterari.
Il libro si apre con una premessa, dal respiro molto largo che vuole tracciare il solco dentro il quale si orienterà l’argomentazione dell’autore. Respiro che è dato dalla pratica di partire da sé, come strumento di conoscenza del reale. E spicca il volo, verso quella «letteratura anarchica, scorretta, mostruosa» l’autore. Verso «una produzione eccentrica, spesso sottilmente camuffata nei segni della convenzione, e per questo studiata e insegnata in modo soltanto parziale». Una letteratura che disattende il canone normalmente insegnato nelle nostre scuole. E che Starita indaga, per far venir fuori quell’elemento di rottura rispetto a un “potere” normalizzante che vuole nascondere, che reprime, che soffoca l’io più vero. Non solo dell’autore letterario, ma anche di chi fruisce dell’opera. E si appella alle teorie queer, Starita, «per smascherare i lungamente velati silenzi di chi, attraverso i propri testi e mai in modo esplicito, ha cercato di esprimere il proprio orientamento sessuale, la propria libertà di genere, o più semplicemente la propria esistenza fuori dalla norma». Un libro che ci offre un’altra visione. Più ampia, più vera. Queer.