Ricordate Siamo fatti così, traduzione italiana del cartone animato francese Il était une fois… la Vie andato in onda su Fininvest? Era un programma molto bello e interessante, nonché tra i più amati degli anni a cavallo tra gli Ottanta e i primi anni Novanta. Di quella serie, negli schermi italiani, ebbe particolare fortuna anche la sigla, cantata da Cristina D’Avena. Tuttavia, il video che è stato presentato sui nostri schermi ha subito una pesante censura. Di cosa stiamo parlando? Presto detto.
La sigla originale, infatti, presenta all’inizio due esseri umani – un uomo e una donna, per essere precisi – che si abbracciano baciandosi. Sono due persone nude, all’apparenza, sebbene non si veda nulla dei caratteri sessuali primari. La donna è vista di spalle e a un certo punto copre la nudità della figura maschile. I due, amandosi, ascendono al cielo fondendosi in un corpo solo che poi diventa un embrione. È un chiaro riferimento al concepimento, così come avviene in natura. Eppure, questa scena è stata tagliata. E non è l’unica censura a cui abbiamo assistito.
Le prime due puntate, infatti, trattavano proprio il tema della riproduzione umana. Nella programmazione originale, questi due episodi aprivano tutta la serie. Ma nella programmazione trasmessa in Italia vengono invece tagliate e messe come ultime puntate. La ragione? Si parla di sessualità. E in una società come la nostra, profondamente intrisa di bigottismo e moralismo, nonché di profonda sessuofobia, era assurdo poter parlare di questi temi in un programma destinato alle fasce più giovani di pubblico.
Il caso è venuto fuori solo nelle ultime settimane, dopo che Netflix ha inserito tra i suoi titoli proprio Siamo fatti così. Diverse testate italiane ne hanno parlato, dando risalto alla cosa. Qui si vuole far presente un paradosso dei tempi che viviamo. Siamo di fronte a continue “ostentazioni” – ci si passi il termine – in cui viene propinata la famiglia eterosessuale come unica realizzazione formata da uomo e donna, possibilmente con prole. E guai a parlare di “genitore 1” e di “genitore 2”, pena i comizi di Giorgia Meloni con le immancabili hit al seguito. Eppure, la stessa cultura a cui si rifanno i protagonisti della vita politica attuale – di cui la leader di Fdi è solo una dei tanti – è la stessa che nasconde ai bambini e alle bambine la verità scientifica di come si viene al mondo (almeno, attraverso pratiche “naturali”).
Un caso più che lampante di moralismo che però rema contro l’ideologia – quella eterosessista – che vorrebbe imporsi come l’unica possibile, nascondendo ciò che vorrebbe propinare come unica scelta possibile: l’eterosessualità dei coniugi/genitori. Un vero e proprio autosabotaggio. Cosa che dovrebbe insegnarci che il sapere scientifico e la narrazione della realtà, se finalizzata alla conoscenza, non può andar d’accordo con redini ideologiche di nessuna natura. Godiamoci, allora, la sigla del cartone animato. Che ci racconta, in modo semplice e pulito, cosa avviene tra esseri umani: il desiderio e l’amore.
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