I sindaci lombardi della Lega Nord si stanno organizzando per studiare forme utili ad opporsi alla celebrazione delle unioni civili. Sull’onda dell’invito del loro leader Matteo Salvini, che subito dopo l’approvazione della legge ha invitato i suoi amministratori a fare obiezione di coscienza, i primi cittadini di alcuni comuni lombardi si incontreranno per vedere il da farsi per negare la possibilità alle coppie gay e lesbiche che vivono nel loro territorio di unirsi, come ormai prevede la legge.
Secondo quanto riporta il quotidiano il Giorno, è soprattutto nel varesotto, roccaforte del Carroccio, che i sindaci leghisti si stanno mobilitando.
«La legge sulle unioni civili può creare difficoltà a molti – dice il sindaco di Varese, Attilio Fontana -. Credo sia opportuno creare un albo di obiettori di coscienza in modo tale che ognuno possa comportarsi come meglio crede. Sarebbe questo un modo per garantire la libertà di opinione e il rispetto del pensiero di tutti, altrimenti si arriverebbe alla conclusione che certe idee sono opinabili e altre no». «Sono d’accordo con Salvini – incalza Leonardo Tarantino primo cittadino di Samarate -. L’obiezione di coscienza mi sembra opportuna, mentre da parte mia valuterò l’eventualità di delegare la celebrazione del matrimonio a un altro ufficiale dello stato civile». E poi c’è il sindaco di Morazzone, Matteo Bianchi, che aggiunge: «Nel limite del possibile cercherò di esprimere la mia disapprovazione in merito a questa norma. Qualche mese fa abbiamo avuto modo di ribadire, attraverso una mozione approvata dal Consiglio comunale, il valore della famiglia tradizionale: mi comporterò pertanto sull’onda lunga di quella iniziativa».
«I sindaci sono l’espressione più vicina ai cittadini – continua -, e gran parte delle piccole comunità che rappresentiamo è totalmente in disaccordo con questa decisione. È ovvio, non possiamo metterci contro la legge, ma quando riteniamo l’esistenza di qualcosa che non funziona abbiamo il dovere di segnalarlo. Come? Con forme di protesta e di obiezione quali mozioni in Consiglio, lettere al Governo o anche solo delegando l’ufficializzazione di un atto a un altro incaricato». Infine, c’è la presa di posizione di Alessandro Fagioli, primo cittadino di Saronno che sciorina una sequenza di priorità che, secondo lui, avrebbero dovuto guidare la mano del governo in un’altra direzione, invece che verso l’approvazione delle unioni civili. Priorità che, probabilmente, Saronno non ha, dato che lui, invece, delle unioni tra persone dello stesso sesso si occuperà, non celebrandole.
«Mi sembra strano – ha dichiarato Fagioli – che a fronte di un momento di crisi economica del quale non si vede la fine, di una politica internazionale che vive un momento delicato, dell’incapacità del Governo di tutelare i propri confini e i cittadini italiani, la preoccupazione sia quella di creare nuovi contratti, nuove forme di matrimonio che non ricalcano quelle tradizionali europee. Credo che in questo momento ci sia altro da fare».
Vale la pena ricordare che la legge sulle unioni civili non prevede l’obiezione di coscienza (che, appunto, deve essere prevista perché vi si possa fare appello) e che il rifiuto di celebrarle può comportare il rischio di una denuncia per omissione e rifiuto di atti d’ufficio, secondo l’art. 328 del codice penale.